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Chicago 1932, la classe operaia va alle controlimpiadi

Storie, mentre a Los Angeles si svolgevano i giochi ufficiali Negli Stati Uniti la detenzione del sindacalista Tom Mooney scatenò un'ondata di protesta che coinvolse anche personaggi della cultura come George Bernard Shaw e John Dewey

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 2 novembre 2013

Durante la cerimonia di chiusura delle olimpiadi del 1932, che si negli svolsero a Los Angeles, e che seguirono la grande crisi economica del 1929, mentre erano in corso i fasti olimpici conclusivi, quattro uomini e tre donne, eludendo accuratamente la sorveglianza, riuscirono a portarsi al centro della pista di atletica dove ognuno di loro innalzò un cartello con la scritta “ Mooney libero”.

Da oltre dieci anni, negli Usa era in corso una grande campagna di informazione per la libertà di Tom Mooney, un dirigente di primo piano del movimento operaio americano. Attivista sindacale della Industrial worker of the world (Iww), figlio di minatori irlandesi, Tom Mooney si era battuto per migliorare le condizioni di lavoro degli operai americani. Nel 1913 Mooney venne accusato di aver trasportato esplosivo da Oakland a Sacramento e condannato a due anni di carcere, ma l’accusa costruita ad arte, cadde in appello e Mooney fu liberato nel 1914. Due anni dopo, nel 1916, fu accusato insieme alla moglie e ad altri amici sindacalisti di aver organizzato un attentato dinamitardo a San Francisco, a seguito del quale morirono dieci persone.

L’accusa gli costò l’ergastolo, il verdetto provocò manifestazioni di solidarietà negli Stati Uniti, e un forte movimento di opinione per la liberazione di Mooney si sviluppò anche in Europa, da Goteborg a Pietroburgo fino a Stoccolma, manifestazioni di solidarietà si ebbero anche in Messico. Un appello firmato da George Bernard Shaw e John Dewey con altre personalità di spicco del mondo della cultura e della politica, costrinse il presidente degli Stati Uniti Wilson, nel 1918 a commutare la pena di morte in ergastolo. Mooney fu una delle tante vittime della caccia alle streghe scatenatasi negli Stati Uniti in quegli anni verso i comunisti e gli anarchici, e che vide vittime illustri come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, giustiziati alla sedia elettrica il 22 agosto del 1927.

Intorno alla figura di Mooney si creò un vasto movimento internazionale, perciò quei cartelli innalzati sulla pista di atletica alle olimpiadi di Los Angeles, facevano parte della campagna per la liberazione del dirigente sindacale, sapientemente organizzata dai sostenitori di Mooney, che non si lascavano sfuggire alcuna occasione per pubblicizzare la battaglia a favore della sua liberazione. Una battaglia ben portata avanti, tanto che in quel decennio Tom Mooney divenne il detenuto più famoso degli Stati Uniti.

Fu proprio Mooney nel 1931 a lanciare l’idea del boicottaggio delle olimpiadi di Los Angeles dell’anno successivo, prontamente accolta dal Labor Sport Union ( Lsu) costituito da comunisti e socialisti, che nominò Mooney presidente onorario del comitato di boicottaggio, riunitosi per la prima volta il 10 gennaio 1932 a New York. In quell’occasione vennero messe a punto una serie di iniziative, tra le quali la più efficace fu quella di organizzare in tutti gli States le “Tom Mooney streets runs”, gare podistiche nel corso delle quali ogni partecipante portava sulla pettorina la scritta che chiedeva la libertà per Mooney e Billing, altro dirigente sindacale condannato.

Le corse podistiche rappresentavano anche l’occasione per selezionare i vincitori, che nell’estate avrebbero partecipato alle controlompiadi di Chicago, la città di Mooney. Resoconti dettagliati e nuove iniziative da promuovere e notizie sullo stato dell’organizzazione delle controlimpiadi, si potevano leggere su The new sport and play, organo di stampa del Labor Sport Union.

Nonostante le minacce di squalifica a vita pervenute dal comitato olimpico americano, dal 28 luglio al 1 agosto del 1932 oltre 300 atleti si cimentarono nelle gare di atletica, nuoto, basket, calcio, baseball, pugilato, ginnastica artistica, alle quali assistettero 5 mila spettatori, che pagarono il biglietto di 25 centesimi di dollaro. Gli atleti afroamericani che vi presero parte furono circa un centinaio.

Nelle gare di atletica leggera ebbero la meglio i corridori dello Spartan Athletic club dello Stato dell’Indiana, mentre nella finale di calcio si impose il Red Sparks Athletic sul New York City con il punteggio secco di 2-0. Il risultato agonistico ebbe un significato del tutto secondario rispetto all’obiettivo politico della campagna per la liberazione di Tom Mooney, il quale in quei giorni delle controlimpiadi non mancò di far pervenire agli atleti e al pubblico presente messaggi di apprezzamento per il loro impegno politico-sportivo.

Al termine di quei cinque giorni di gare che caratterizzarono le controlimpiadi di Chicago in risposta a quelle ufficiali di Los Angeles, le prime della storia intese come forma organizzata di boicottaggio delle olimpiadi, il Labor Sport Union dal 2 al 4 agosto tenne i lavori del suo congresso, nel corso del quale oltre che trarre un bilancio sulle controlimpiadi appena terminate, si discusse ampiamente del ruolo politico che poteva avere lo sport.

La battaglia per la liberazione di Mooney andò avanti negli anni successivi fino al 1938, quando Culbert Olson, governatore democratico della California, concesse la grazia. La sua liberazione si ottenne grazie al ruolo fondamentale che svolse lo sport nella la campagna di informazione di un vasto pubblico. Quattro anni dopo aver lasciato il carcere, il sindacalista Thomas Joseph Mooney, provato nel corpo e nella mente da oltre venti anni di dura detenzione, morì a San Francisco nel 1942.

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