Cirinnà: «Chi voleva cambiare il testo l’ha fatto. Ora siamo alla fine»
L'autrice della legge La senatrice: la stepchild adoption già nel programma del Pd, non mi sono mai irrigidita, ho riscritto il testo quattro volte. Nessuno scontro di religione nel Pd: ma fra progressisti e conservatori sì
L'autrice della legge La senatrice: la stepchild adoption già nel programma del Pd, non mi sono mai irrigidita, ho riscritto il testo quattro volte. Nessuno scontro di religione nel Pd: ma fra progressisti e conservatori sì
Vorrebbe staccare il telefono, alla fine di una giornata che definisce «tremenda» in cui rischia di andare in fumo tutto il pazientissimo lavoro fatto negli scorsi due anni per portare in parlamento un testo che sani il ritardo imbarazzante dell’Italia sulle unioni civili senza aprire umilianti conflitti medievali. Monica Cirinnà, romana, senatrice Pd, a lungo consigliera comunale, è l’autrice di un testo già molto emendato, e che ieri un gruppo di «cattodem» ha chiesto, ancora una volta, di cambiare nella parte che riguarda le ormai famose «stepchild adoption». Lei, temperamento passionale, sorveglia i toni. Spiega di «disapprovare» l’iniziativa di Gay.it di pubblicare i nomi dei parlamentari contro le «stepchild». E nega quella che sembra un’evidenza: «Nel Pd non c’è e non c’è mai stata la guerra tra laici e cattolici».
Non sarà una guerra di religione, ma un gruppo di parlamentari Pd ha una posizione molto dura sul testo della legge. O no?
Il mio testo sulle unioni civili con stepchild adoption rispecchia il programma del Pd, quello già del premier Renzi e del candidato Gianni Cuperlo. È arretrato solo rispetto a quello di Civati. Ed è scritto nel pieno rispetto di quello che i deputati e senatori del Pd conoscono. Se poi qualcuno ha un ripensamento, siamo pronti a dialogare. Ma a partire dal testo.
Il suo testo?
Non è il mio, è il testo del Pd.
La cattolica renziana Maria Di Giorgi l’avverte che «irrigidirsi non porta a una soluzione» e che «ciascuno deve rinunciare a qualcosa». A cosa rinuncerete?
Non c’è stato nessun irrigidimento. Da due anni lavoriamo in commissione. Chi voleva dialogare lo ha fatto. Chi proponeva emendamenti li ha presentati. L’emendamento di Emma Fattorini e Stefano Lepri (due cattolici del Pd, ndr) sulle «specifiche formazioni sociali» è stato recepito. Il che dimostra che di muri non ce n’è mai stati. Ma non si può arrivare all’ultimo chilometro di una lunga maratona, dopo aver modificato il testo quattro volte, e chiedere ancora modifiche. E che io non mi sia irrigidita dovrebbero dirlo anche quelli che si sono visti accettare le modifiche proposte.
Non si aspettava il documento?
Non dico questo. Ci aspettavamo tutto. E non solo io, ma chi lavora con me da tanti mesi, come i miei ottimi colleghi della commissione giustizia del senato. Fra cui quattro esponenti del mondo cattolico come Giorgio Tonini, già presidente della Fuci (la Federazione universitaria cattolica italiana, ndr), Giuseppe Lumia, anche lui della Fuci, Rosanna Filippin, già dell’Azione cattolica, segretaria del veneto bianco e all’inizio in quota Letta, e il senatore Giuseppe Cucca. Abbiamo lavorato insieme su questo testo. Sapevamo che qualcuno ha problemi sulle stepchild. Ma non credo che siano insuperabili. L’importante è dire quello che veramente significa. E che nessun grande giornale ha voglia di spiegare.
Lo spieghi al manifesto.
Stepchild adoption è l’estensione della responsabilità genitoriale sul figlio del partner, non in modo automatico ma sempre mediata dal Tribunale dei minori. Non c’è nessun regalo, nessuna svendita, nessun bambino ’buttato fra le braccia dei gay’, anche questo si è detto. C’è solo l’interesse principale del bambino, valutato da un magistrato che amplia la responsabilità genitoriale.
Sul modello tedesco, che è quello che Renzi aveva indicato?
Nella legge tedesca la parte sulle adozioni arriva fino alle «legittimanti» (l’adottato diviene figlio o figlia a tutti gli effetti giuridici, ndr). Insomma la legge tedesca è molto più ampia. Noi continuiamo a essere gli ultimi d’Europa, e non ce ne rendiamo conto.
Per i suoi colleghi cattolici…
Per favore non li definiamo «cattolici». I quattro cattolici della commissione giustizia del senato hanno votato il mio testo. Se c’è una contrapposizione oggi non è fra cattolici e laici ma fra conservatori-progressisti, o riformisti.
Dicevo, i suoi colleghi conservatori del Pd dicono che la stepchild adption legittima di fatto la prassi della gestazione per altri, il cosiddetto utero in affitto.
Questo poi è un’argomento che mi piange il cuore sentire all’interno del Pd. Tutti sanno che la legge 40 nell’articolo 12 vieta la gestazione per altri, la persegue con una multa fino a un milione di euro, con il carcere fino a due anni. E tutti sanno che il 98 per cento degli italiani che vanno all’estero a fare la ’Gpa’, che io mi rifiuto di chiamare ’utero in affitto’, sono eterossessuali sterili. Tirare in ballo quest’argomento anche dentro il Pd, nel momento in cui finalmente stiamo arrivando a meta, che dire?, è quantomeno strumentale.
Il Pd si è cacciato in un brutto guaio. Ha sentito il premier Renzi?
Non negli ultimi giorni. Ma Renzi ha parlato chiaro alla conferenza stampa di fine anno.
Dicendo che la stepchild non sarà stralciata, intende?
L’ha detto chiaro. Ha anche detto che la stepchild era nel programma della Lepolda del 2012.
E ora come ne uscirete?
Sono sicura che non ci saranno ulteriori rinvii. Non so come sarà il voto finale. Ma so che l’Italia avrà una legge sulle unioni civili. Nei tempi stabiliti .
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