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Chi è Jihadi John? Svelata l’identità del boia dell’Isis

Chi è Jihadi John? Svelata l’identità del boia dell’IsisJihadi John nel video dell'esecuzione di Steve Sotloff – Reuters

Cittadino britannico, cresciuto in un quartiere povero di Londra, vessato dai servizi segreti. Fino all'adesione al califfato. Sale il bilancio dei cristiani assiri rapiti: sarebbero 350 Jihadi John ha solo 26 anni. Così era stato ribattezzato dai media internazionali il boia dell’Isis, il frontman dei video delle esecuzioni spedite nel mondo via web. A identificarlo sono […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 27 febbraio 2015

Jihadi John ha solo 26 anni. Così era stato ribattezzato dai media internazionali il boia dell’Isis, il frontman dei video delle esecuzioni spedite nel mondo via web. A identificarlo sono stati i servizi segreti inglesi: si tratterebbe di Mohammed Emwazi, cittadino britannico, nato in Kuwait ma cresciuto a Londra, a Lancefield Street, quartiere a maggioranza musulmana, case popolari, gang e traffico di droga.

Di nuovo un foreign fighter, un combattente straniero, a riprova di dove il califfato va a pescare, tra i giovani musulmani europei spesso marginalizzati economicamente e socialmente nel vecchio continente, orecchio pronte per le sirene islamiste: secondo l’intelligence Emwazi, una laurea in informatica all’Università di Westminster, sarebbe arrivato in Siria nel 2012.

L’uomo che giustiziò il primo ostaggio Usa, James Foley, e poi Sotloff, Haines, Henning, Kassig e i giapponesi Yukawa e Goto, fu arrestato nel 2009 in Tanzania durante una vacanza: detenuto e poi deportato in Gran Bretagna, fu accusato dai servizi segreti di Sua Maestà di voler entrare illegalmente in Somalia per unirsi ai qaedisti di al-Shabab. Gli ufficiali tentarono poi di reclutarlo come informatore. Emwazi rifiutò, si avvicinò a gruppi islamisti estremisti e qualche tempo dopo si trasformò in Jihadi John.

«L’intelligence britannica è sistematicamente impegnata nel vessare giovani musulmani, rende loro la vita impossibile e li lascia senza supporto legale a cui appoggiarsi», spiega Asim Qureshi, direttore di Cage, organizzazione britannica per i diritti umani. Qureshi incontrò il giovane nel 2009, ancora sotto choc per il trattamento subito nei mesi precedenti. «Avevo un lavoro lì e stavo per sposarmi – scriveva in una mail Emwazi a Qureshi nel 2010, dopo che gli era stato impedito di trasferirsi in Kuwait – Ma ora mi sento come prigioniero a Londra. Una persona controllata dai servizi segreti, che mi impediscono di vivere la mia vita nel mio paese natale».

Mentre il mondo veniva a conoscenza della vera identità di Jihadi John, raid Usa colpivano le postazioni Isis a nord della Siria dove nei giorni scorsi i miliziani hanno rapito centinaia di assiri cristiani. Lunedì, a poche ore dal sequestro, si parlava di 90 rapiti, ma – secondo il Consiglio Militare Siriaco, unità che combatte con le Ypg kurde – sarebbero 350-400. Quasi mille le famiglie in fuga, 5mila i profughi.

Secondo fonti locali, la vasta operazione è la risposta islamista alle recenti sconfitte inflitte dai combattenti kurdi. Il possibile obiettivo è uno scambio di prigionieri: i civili assiri in cambio degli islamisti detenuti nelle carceri kurde. C’è però anche chi vede nel sequestro di massa un messaggio per la coalizione: secondo fonti kurde, donne e bambini saranno usati come scudi umani per impedire i raid Usa e – spiega Osama Edward, presidente dell’associazione per la difesa degli assiri – sarebbe pronto un video per la coalizione: stop ai bombardamenti in cambio della vita dei rapiti.

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