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Champagne e dintorni, il contratto è servito

Champagne e dintorni, il contratto è servito

Procuratori I nuovi re di Mida al centro del nuovo scandalo calcistico

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 26 giugno 2013

La medicina al mal di pancia degli atleti. Per un business da centinaia di milioni di euro l’anno. I procuratori sportivi. Spregiudicati, cosmopoliti, eleganti, alcuni di classe, altri dai metodi poco ortodossi, cellulare acceso h24. Più potenti dei presidenti dei club, di cui un tempo erano nemici giurati (l’ex dirigente della Juventus, Giampiero Boniperti non voleva neppure sedersi al tavolo delle trattative, in loro presenza). Ora sono gli alleati più preziosi dei patron per chiudere trattative senza svenarsi nel mercato del calcio in crisi di euro. Un acquisto, una cessione. Al centro di tutto, i soldi. Commissioni che finiscono nelle loro tasche. Con trattative svolte tra cene, alberghi a varie stelle, colazioni di lavoro, pranzi, charter privati.

Un solo incubo, a breve termine: il Fair Play Finanziario voluto da Michel Platini, che ridurrebbe il volume di affari e le loro commissioni. Il calcio, italiano e internazionale, affonda nei debiti? E loro imparano a nuotare. Anzi, hanno imparato da un pezzo, dalla sentenza Bosman del 1995 (calciatori liberi dalle società a parametro zero, alla scadenza del contratto) che consente di giocare su più tavoli con il club. Con un potere rafforzato anche dall’articolo 17 della Fifa, che permette ai calciatori di svincolarsi con contratto in essere – a determinate condizioni – dal club d’appartenenza. Insomma, una bella vita che ha portato circa 500 persone a partecipare al concorsone per ottenere la licenza Figc e potere così esercitare la professione, qualche mese fa. E la serie A è seconda solo alla Premier League nelle commissioni passate ai procuratori, per acquisti e cessioni dei calciatori. I calciatori corrono dietro al pallone, i loro agenti tirano le fila del mercato, i club, che hanno perso quasi tutta la loro forza contrattuale, pagano. In Italia c’è il doppio dei procuratori spagnoli, il quadruplo dei brasiliani. Perché? Girano pochi soldi, pochissimi. I presidenti non possono più permettersi di staccare assegni a sette zeri per acquisire un calciatore. E quindi ci si affida al procuratore, ai suoi «buoni uffici» per spostare gli atleti, con trasferimenti preparati a tavolino mesi prima.

Negli Usa l’ultimo iscritto alla categoria è il famoso rapper – e marito di Beyoncé – Jay Z, che curerà gli interessi di molti cestisti della Nba. Il suo primo cliente è Kevin Durant, il secondo giocatore di pallacanestro più forte al mondo, dopo Lebron James. Ma nel mercato statunitense ci sono regole certe e strumenti che garantiscono il potere delle franchigie. In Italia al comando c’è invece un ex pizzaiolo, Mino Raiola da Nocera Inferiore, cittadina campana tra Napoli e Salerno. Maturità classica e sette lingue. I primi clienti se li è procurati in Olanda, nella pizzeria dei genitori a Haarlem. Due anni fa, il suo giro d’affari era di cinque milioni di euro. Ora, almeno il doppio. La dote: fiutare il talento dei campioni. Ha pescato dal mazzo Ibrahimovic a inizio carriera, Nedved portato alla Juventus nel 2001. E negli anni a seguire ha fatto bingo legandosi a Mario Balotelli. Ultima mossa azzeccata: la procura di Paul Pogba, talento francese della Juventus.
Il copione recitato da Minone e il suo assistito (Ibrahimovic candidato premio Oscar nella parte dell’attore protagonista) è sempre lo stesso, come nella commedia dell’arte. Il calciatore arriva nel nuovo club, quello che chiaramente aveva sempre sognato. Dopo la prima stagione, si fanno sotto i grandi club. Profumo di percentuali sulla cessione per il procuratore e di ingaggio più alto per l’atleta. Che ha il compito di puntare i piedi, rompere con l’ambiente. Così Raiola getta l’amo per la trattativa, con i rumors che finiscono regolarmente sui quotidiani sportivi. La giostra è in moto, non si scende. A fine stagione, l’affare si fa, a costi contenuti.

Una scenetta che si è ripetuta due volte con il gigante svedese e nel trasferimento di Balotelli dal Manchester City al Milan del suo amicone, Adriano Galliani, che pagherà SuperMario in comode e ripetute rate, manco fosse una lavatrice. In attesa del nuovo cambio di maglia. Tra i potenti italiani, anche Alessandro Moggi, figlio di Luciano, uno dei 12 procuratori sotto indagine da parte della procura di Napoli per reati fiscali, ex presidente della Gea World Spa, agenzia dei figli di papà che raggiunse quota 262 procure (Riccardo Calleri, Chiara Geronzi, Francesca Tanzi, Giuseppe De Mita, Davide Lippi), sciolta nel 2006 per le indagini su Calciopoli. All’estero va invece forte Jorge Mendes, avvocato e procuratore di Mourinho e Cristiano Ronaldo. La sua agenzia, «Gestifute» vale circa 400 milioni di euro. Mentre scala posizioni l’angloitaliano Kia Joorabchian, l’«uomo» di Carlos Tevez, conteso tra Milan e Juve, che acquista e stipendia calciatori brasiliani

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