Toccherà a Rossano Rossi, nuovo segretario generale della Cgil Toscana, agire per porre un freno a quelle “grandi disuguaglianze nella distribuzione e nell’accesso a risorse e servizi, e nei tassi di crescita fra i territori”, disuguaglianze ricordate nel suo ultimo intervento dalla segretaria uscente Dalida Angelini. Eletto dall’assemblea generale con circa il 90% dei voti favorevoli, Rossi rientra nel quartier generale della Cgil dove è già stato in segreteria, prima di assumere la guida in questi ultimi anni della Camera del Lavoro di Lucca.

Di fronte a una crisi sociale che anche in Toscana continua ad aggravarsi, le prime parole del neo segretario sembrano far capire che da queste parti il più grande sindacato italiano terrà dritta la barra: “Ci attende un lavoro difficile ma allo stesso tempo stimolante: c’è da cambiare un modello di sviluppo che ha fallito e che ha costruito un mondo ingiusto, ambientalmente insostenibile e pieno di diseguaglianze. Prima di tutto serve la capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie, e impegnarsi per combatterle”.

Il congresso toscano della Cgil, a cui ha partecipato anche Maurizio Landini, si è svolto in un momento particolarmente delicato per la coesione sociale nella regione. Se infatti l’Uffico studi e ricerche di Intesa Sanpaolo rileva che le esportazioni dei distretti della Toscana nei primi nove mesi del 2022 hanno superato il valore di 18 miliardi di euro, il massimo dal 2008, con una crescita di circa 2,4 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2021, e con una crescita anche rispetto al periodo pre-covid del 2019, l’altra faccia della medaglia mostra un marcato aumento delle disuguaglianze, con una precarietà del lavoro diventata endemica, che si fa sentire non soltanto nelle aree costiere da tempo più disagiate ma anche nella parte centrale della regione, storicamente la più ricca.

Non per caso, il messaggio finale lanciato da Angelini, a chiusura dei suoi otto anni di mandato, è chiaro: “La povertà aumenta, allora dobbiamo dare gambe al Patto per lo sviluppo tra le parti sociali del 2019, che muoveva 8 miliardi e 110mila posti di lavoro”. Un patto che agli occhi del sindacato è rimasto fermo, così arrivano le critiche al presidente regionale Eugenio Giani: “Non faccia il sindaco dei sindaci: la politica regionale non è la sommatoria delle politiche comunali”. Quanto ai fondi del Pnrr, arriva un avviso ai naviganti: “Ci saranno importanti risorse, noi vogliamo partecipare alle scelte e al controllo, garantire legalità e qualità del lavoro”.

Qualcosa certo è stato fatto: “Gli accordi sugli appalti, il Patto per il lavoro e il Patto per la salute sono andati a buon fine”. Ma sia la (contestatissima) operazione della multiutility dei servizi pubblici da quotare in borsa, compreso il servizio idrico integrato, che l’autonomia differenziata sponsorizzata anche da Giani, non convincono. “No alla quotazione in borsa – ha ribadito Angelini – vogliamo ragionare di lavoro e servizi di qualità, e di contenimento delle tariffe. Inoltre l’operazione dovrebbe riguardare tutta la Toscana, non solo un quarto dei Comuni. Mentre sull’autonomia differenziata si rischia di minare l’unità nazionale”.

A Rossi e alla sua segreteria toccherà infine una battaglia importante come quella del rilancio della vocazione manifatturiera della Toscana. Vocazione assai appannata negli ultimi vent’anni, con molte grandi aziende che hanno chiuso i battenti e casi aperti e diventati simbolici come quelli delle Acciaierie di Piombino e della ex Gkn di Campi Bisenzio.