Cgil: “Noi siamo sobri, ora basta con il fango”
Stipendi e tessere L'autodifesa del sindacato: Camusso prende 3.850 euro netti al mese, gli altri segretari meno di 2800. Nessuno ha retribuzioni da 300 mila euro annui. Iscritti: forti su donne e immigrati, c'è molto da fare per conquistare giovani e precari
Stipendi e tessere L'autodifesa del sindacato: Camusso prende 3.850 euro netti al mese, gli altri segretari meno di 2800. Nessuno ha retribuzioni da 300 mila euro annui. Iscritti: forti su donne e immigrati, c'è molto da fare per conquistare giovani e precari
«Il segretario generale della Cgil guadagna 3.850 euro netti al mese, i componenti della segreteria nazionale poco meno di 2.800». Tutti gli altri dirigenti e funzionari, via via a scendere. E «dal 2008 non si è mai fatto nessun adeguamento salariale». Pubblicando queste cifre, la Cgil tenta di affrontare le campagne di delegittimazione – «l’ultima ondata di fango» la definisce il segretario Nino Baseotto – seguite allo scandalo sui maxi stipendi della Cisl. «Numeri stratosferici che non ci appartengono, noi siamo sobri».
Sotto accusa questa estate sono finite non solo le retribuzioni e i trattamenti pensionistici abnormi di alcuni dirigenti, ma anche i gettoni di presenza accumulati per la partecipazione a organismi istituzionali (per esempio il Cnel) o enti bilaterali e fondi assicurativi messi in piedi con le associazioni di impresa: «Qualsiasi rimborso, gettone o altro emolumento – tiene a chiarire Baseotto – secondo una nostra regola chiara deve essere versato, in modo automatico e certificato, all’organizzazione».
Ma la Cgil in particolare è stata oggetto qualche settimana fa di un pesante attacco da parte del quotidiano La Repubblica, che ha parlato di ben 700 mila tessere perse nell’ultimo anno: confrontando però due grandezze disomogenee, i dati dell’intero 2014 con quelli dei primi sei mesi del 2015. «Un falso in piena regola, cattivo giornalismo», protesta Baseotto nella sua relazione. Anche se i problemi di tenuta ci sono: «per la crisi che ha spazzato via una quantità enorme di posti di lavoro» e «per il rallentamento della dinamica pensionistica a causa della riforma Fornero».
Però fino al 2014 il saldo è positivo: «Il saldo tra iscritti 2008 e iscritti 2014 è pari a +15.793 tessere. Negli stessi anni, mentre la base occupazionale in Italia è calata del 4%, gli iscritti alla Cgil sono aumentati dello 0,6%», spiega il sindacato. Quanto a quest’anno, ovviamente si deve ancora verificare, e non è scontato che i numeri siano tutti rosei, seppure magari non catastrofici come quelli delineati da Repubblica: ma la segreteria è ottimista, e ritiene di poter «recuperare e chiudere sui livelli dell’anno scorso».
L’obiettivo è puntare su giovani e precari, perché si trova lì il tallone di Achille della Cgil: lo dicono le accuse provenienti dall’esterno, sicuramente, ma anche il raffronto tra i dati del tesseramento e le rilevazioni Istat. Se non sembrano esserci problemi per intercettare le lavoratrici (tra gli iscritti attivi il 42% sono donne, in linea con la percentuale di lavoratrici sul totale degli occupati) e gli immigrati rappresentano addirittura un punto di forza (15,5% degli iscritti a fronte di un 10,3% sul totale occupati), i numeri però precipitano quando si passa ai giovani e soprattutto agli atipici. I lavoratori under 35 rappresentano infatti il 18% degli iscritti, a fronte del 22,6% degli occupati. Mentre i precari, atipici e partite Iva sono soltanto il 4% dei tesserati Cgil, a fronte di una presenza del 17% nell’occupazione italiana.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento