Lavoro

Cgil: no all’emendamento che minaccia il diritto di sciopero

Cgil: no all’emendamento che minaccia il diritto di sciopero

Legge di Bilancio La proposta di modifica viene dall'ex ministro del Lavoro Sacconi: chiede che vengano comunicate in anticipo adesioni e revoche individuali. Appello al presidente del Senato Grasso perché lo dichiari inammissibile. I sindaci incontrano Laura Boldrini alla Camera: «Basta tagli, più misure per le nostre città»

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 14 novembre 2017

Un emendamento alla manovra minaccia la piena fruizione del diritto allo sciopero: è stato presentato dall’ex ministro del Welfare, oggi presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, e ieri la Cgil ha chiesto al presidente del Senato che venga dichiarato inammissibile, perché «la legge di Bilancio non può contenere materie inerenti al diritto di sciopero».

L’emendamento prevede in sostanza – come spiega lo stesso Sacconi – «l’obbligo di comunicazione anticipata tanto della revoca quanto dell’adesione individuale». Si punta a evitare il cosiddetto «effetto annuncio», per «tutelare gli utenti», spesso scoraggiati a prendere i mezzi pubblici o indotti a utilizzare l’auto privata nonostante poi le adesioni allo sciopero si rivelino poche, conclude il presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama.

La Cgil, con il segretario confederale Vincenzo Colla, è contraria all’emendamento e osserva che «l’attuale disciplina sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali prevede già strumenti e misure per modificare le procedure con accordi attuativi tra le parti sociali. Non c’è alcun bisogno di iniziative legislative – aggiunge il sindacato – per di più in contrasto con la nostra Costituzione».

«Il senatore Sacconi non dimentichi che la legge di Bilancio non può contenere materie inerenti al diritto di sciopero – sottolinea poi Colla – Sarebbe una grave forzatura alle norme costituzionali e ai contenuti dell’articolo 40 della Carta».

La Cgil fa appello «alla saggezza del Presidente del Senato, che ha i poteri di dichiarare inammissibile l’emendamento in applicazione dell’articolo 81 della Costituzione».

Ma ieri è stata anche la giornata dei sindaci: in tanti, provenienti da tutta Italia, sono intervenuti alla Camera in occasione dell’incontro «Le città del futuro» indetto dall’Anci. Da Virginia Raggi a Enzo Bianco, i primi cittadini italiani hanno chiesto maggiore attenzione da parte della manovra, misure ad hoc e meno tagli.

«La legge di bilancio uscita dal Consiglio dei ministri merita 7 sul piano degli investimenti e 4 su quello della spesa corrente – ha osservato il sindaco di Ascoli Piceno e delegato Anci per il fisco locale, Guido Castelli – Il 2018, infatti, in assenza di correttivi, rischia di ridurre le disponibilità dei nostri bilanci di un miliardo: 600 milioni per il rinnovo contrattuale dei dipendenti e 350 per quanto riguarda l’aumento dell’obbligo di accantonamento per crediti deteriorati».

«Non abbiamo, dopo 11 miliardi di tagli, la possibilità di sostenere questa ulteriore riduzione di spesa», ha aggiunto Castelli, che ha poi auspicato che l’incontro con la presidente Laura Boldrini «possa essere il presagio di un rinnovato e più concreto impegno per la spesa corrente dei Comuni, che non è spesa improduttiva, ma per servizi e qualità della vita della nostra gente».

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