Lavoro

Cgil, Cisl e Uil: «Senza lo stop ai licenziamenti fino a dicembre, sciopero generale il 18 settembre»

Cgil, Cisl e Uil: «Senza lo stop ai licenziamenti fino a dicembre, sciopero generale il 18 settembre»Maurizio Landini, segretario della Cgil, a piazza Montecitorio con i lavoratori della Sanità privata, Cisl e Uil, – LaPresse

Decreto agosto I sindacati avvertono il governo: «La proroga deve durare fino alla fine dell’anno». È scontro con Confindustria sul rinnovo dei contratti della sanità e alimentare

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 6 agosto 2020

In attesa di capire cosa accadrà dal primo gennaio 2021, se licenziamenti di massa o un’altra proroga del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali, Cgil, Cisl e Uil sono entrati a gamba tesa nel dibattito sul decreto agosto che ieri sera vedeva la maggioranza incerta se bloccare i licenziamenti fino al 31 dicembre ed escludere dai finanziamenti pubblici le imprese che hanno sospeso o ridotto l’orario di lavoro in cambio della cassa integrazione per fare fronte all’emergenza innescata dal Covid 19. «Chi pensa di anticipare quella data alla fine dello stato di emergenza (15 ottobre, ndr.) dimostra di non avere cognizione delle elementari dinamiche del mercato del lavoro e di non preoccuparsi delle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori – sostengono i confederali – Chi pensa che possano stare insieme sgravi contributivi e fiscali generalizzati (vedi Irap) e licenziamenti non capisce che ora è il tempo della coesione sociale e degli investimenti sul lavoro. Se il governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale. Abbiamo già indetto un’iniziativa per il 18 settembre: che possa essere trasformata in uno sciopero generale dipenderà solo dalle scelte del governo e della confindustria». Ci si chiede se la situazione sarebbe più accettabile mantenendo il blocco dei licenziamenti e il taglio dell’Irap anche alle aziende che hanno prodotto profitti nell’emergenza. E si continua a non porre il problema di quelle (il 30%) che hanno risparmiato sui salari usando le casse integrazioni che saranno prorogate per altre 18 settimane dal decreto agosto atteso in Senato il 18 agosto. Ci sono molte contraddizioni, in queste settimane, non tutte esplicitate politicamente.

I SINDACATI si sono scagliati contro Confindustria perché ha rifiutato di firmare i contratti nazionali della sanità privata e del settore alimentare (ne abbiamo parlato su Il Manifesto del primo agosto). Ai sindacati Viale dell’Astronomia ieri ha risposto di avere rispettato il «patto per la fabbrica». Fatto contestato dai sindacati. «Inutile evocare uno sciopero generale, specie in questo momento di gravissime difficoltà economiche e sociali è stata altrettanto dura». Al governo Confindustria ha inviato un altro messaggio: «Se l’esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante. ll divieto per legge assunto in Italia, unico tra i grandi paesi, non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa. In assenza della libertà di ristrutturazioni è ovvio – prosegue l’associazione – che lo Stato dovrà continuare nel suo pieno sostegno a occupati e imprese com’erano prima della crisi, e sarebbero del tutto inaccettabili misure che aggravassero gli oneri a carico delle imprese». In questa visione si presume che il mercato, travolto da una recessione violentissima, sarà comunque in grado di reagire. È l’illusione dei liberisti: ai licenziamenti seguiranno le assunzioni. Non sarà così e, se avverrà, non colmeranno la differenza, ma saranno l’occasione di una ristrutturazione selvaggia. In ogni caso, i costi saranno pagati dallo Stato. La proroga indefinita degli ammortizzatori sociali è stata esclusa dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri secondo il quale non è possibile bloccare per sempre i licenziamenti.

NEL DECRETO AGOSTO il governo intende correggere parzialmente quanto avvenuto nei 5 mesi precedenti: saranno escluse dalla copertura della cig le imprese che non hanno subito una riduzione del fatturato di almeno il 20% o che ha avviato l’attività dopo il primo gennaio 2019. Prima la Cig è andata a tutte quelle che l’hanno richiesto, senza perdita di fatturato. E si prospetta un altro regalo: alle imprese che non richiedono la Cig, dopo averne fruito a maggio e giugno, possono usufruire di un esonero, ma solo per 4 mesi. Per tutte le altre il limite massimo è di 8.060 euro, per sei mesi, su base annua.

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