«Smettiamo di girarci intorno, il problema non è trovare una formula ma è di sostanza: l’Imu è l’ultima reliquia di un progetto federalista che è ormai lettera morta, che ci sta a fare? Piuttosto ritorniamo all’Ici». Lancia la sua provocazione dal sito della Cgia di Mestre, il segretario Giuseppe Bertolussi, che delle nove proposte di riformulazione dell’Imu elaborate dal ministro Saccomanni non ne salverebbe nemmeno una.

Perché?

L’imposta municipale unica non ha senso perché in realtà viene incassata dai comuni solo in parte: per i capannoni industriali e per le sedi delle attività produttive, fino al 7,6 di aliquota, l’incasso va allo Stato. Quindi l’Imu non è totalmente municipale e non è federalista. Ed è costata agli italiani 23,7 miliardi di euro: rispetto all’Ici – con l’inclusione del gettito anche sulle prime case – l’aggravio di imposta è stato di ben 11,2 miliardi di euro. Si tratta solo di coprire questo differenziale.

Ma con l’Ici bisognerebbe reintrodurre l’Irpef che oggi si paga solo se la casa è affittata, se l’immobile appartiene a una società e se il terreno ha un reddito agrario.

Sì ma vede che c’è una profonda ingiustizia? Nel passaggio tra Ici e Imu è stata reintrodotta la tassa sulle prime case mentre è sparita l’Irpef sulle seconde e terze case sfitte, che corrisponde a 1,6 miliardi per lo Stato. Così vengono agevolati i ceti più alti.

Facciamo un po’ di conti?

L’Ici fruttava 12,5 miliardi. Rivedendo al rialzo le aliquote medie applicate sino a due anni fa, si potrebbero recuperare altri 3 miliardi. Se poi si reintroduce l’Irpef sulle seconde e terze case sfitte si ottengono altri 1,6 mld. C’è poi un extragettito relativo all’Imu che secondo il governo Monti ammonta a 1,2 miliardi ma che secondo noi arriva in realtà a 3,7. Insomma, in questo modo posso arrivare a coprire quasi completamente il differenziale tra Imu e Ici. Mancherebbero circa altri 3 miliardi, ma è cosi difficile trovarli? Il costo delle pensioni d’oro, tanto per dirne una, è di 13 miliardi. Attenzione, di queste pensioni la parte corrispondente ai versamenti contributivi è giusta. Ma se si arriva a pensioni di 80-90 mila euro al mese vuol dire che c’è un surplus pagato da tutti i contribuenti. Un altro problema è la cedolare secca, cioè la tassa che il proprietario di immobile affittato paga sugli affitti, indipendentemente dal reddito. È un’altra ingiustizia e in più, rispetto alle previsioni, lo Stato ci rimette due o tre miliardi all’anno. Vede, andando a toccare certi privilegi si potrebbe tranquillamente tornare all’Ici.

E i vantaggi, rispetto alla rimodulazione dell’Imu?

Si favorirebbero gli imprenditori che sono quelli più tartassati dall’Imu e che invece vanno agevolati se vogliamo far ripartire l’economia. Inoltre l’Imu è una tassa complicata e poco conosciuta dalle amministrazioni locali; doveva essere una tassa unica, come previsto anche da una delle nove proposte del ministero, ma per esempio se la Tares deve essere pagata da chi occupa la casa, l’imposta sulla casa spetta al proprietario. Così ci si incarta, meglio tornare alla semplicità dell’Ici.