Europa

C’era una volta la Lufthansa

C’era una volta la Lufthansa/var/www/ilmanifesto/data/wordpress/wp content/uploads/2015/03/26/27desk1f03 lufthanza

Germania Si afferma come mercato leader quello asiatico, con in testa, come al solito, la Cina

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 27 marzo 2015

E’ da parecchio tempo che i cieli di Europa sono percorsi da forti turbolenze certo non atmosferiche e il nostro continente fa molta fatica, nel settore del trasporto aereo come in molti altri, a governarle adeguatamente.

Mentre nel mondo il traffico non cessa complessivamente di crescere, i protagonisti del settore stanno cambiando velocemente.

Intanto i singoli mercati nazionali, una volta dominio pressoché esclusivo delle rispettive compagnie di bandiera, sono stati per la gran parte, con la deregulation, aperti alla concorrenza; si è affermato il low cost, che ha contribuito, insieme all’apertura dei mercati, a spazzar via antiche rendite di monopolio; le tratte brevi vedono anche, qua e la, una crescente concorrenza da parte dei treni ad alta velocità. Ormai più del 40% del traffico a breve e a medio raggio in Europa è coperto da voli low cost.

Tale formula riesce a tagliare le spese del 30-35% rispetto alle compagnie tradizionali; questo avviene pagando meno il personale e facendolo lavorare di più, impiegando anche gli aerei per più ore di prima, utilizzando aeroporti meno costosi, risparmiando sulle spese di manutenzione e di formazione utilizzando un solo modello di aereo. Restano più redditivi, per il momento, i voli a lungo raggio, meno esposti alla concorrenza.

Si afferma come mercato leader quello asiatico, con in testa, come al solito, la Cina e la gran parte della crescita della domanda viene da lì; conquistano quote crescenti del traffico mondiale i vettori di tali paesi, nonché quelli del Medio Oriente. Il glamour del business si è spostato da quelle parti, mentre le avanguardie di quel continente, a partire dalla Turkish Airlines e sino alla compagnie del Golfo, stanno già assaltando i cieli d’Europa.

La reazione delle vecchie compagnie occidentali a tali mutamenti è stata abbastanza differenziata dai due lati dell’Atlantico. Negli Stati Uniti si è assistito ad un rilevante processo di consolidamento dell’industria; da otto vettori principali si è passati a soli quattro. Si sono poste così le premesse per potere mantenere i prezzi a livelli “governabili”.

In Europa la situazione appare più difficile; il mercato è depresso e la redditività delle compagnie vi è la più bassa del mondo. Ancora oggi il numero delle aziende si può contare sulle decine di unità e, se consideriamo anche quelle minori, siamo nell’ordine delle duecento. Le tre grandi società del nostro continente, Air France- KLM, Lufthansa, BA-Iberia, si stanno soprattutto preoccupando di ridurre le spese, in particolare sul corto e medio raggio, con successi più o meno rilevanti.

Prendiamo ad esempio il caso di AirFrance. Qualche anno fa essa ha varato un aggressivo piano di ristrutturazione, che prevedeva due miliardi di taglio dei costi e una forte riduzione dell’indebitamento; così si è diminuito il personale di almeno 8000 unità, si è premuto l’acceleratore sul decentramento produttivo –ovviamente la manutenzione degli aerei si fa ora in Cina-, si è moderatamente spinto sulla compagnia low-cost.

Ma tutto questo non è stato ancora sufficiente a far quadrare pienamente i conti, cosa che riesce a fare solo la BA-Iberia.

Anche la Lufthansa ha varato qualche anno fa il suo bravo piano, ma i risultati sono ancora più lenti a venire che nel caso della Air France; nel 2014 il bilancio si chiude in rilevante perdita e la compagnia low-cost del gruppo, Germanwings, non ha ancora dato tutti i risultati sperati. Bisogna peraltro considerare che sino ad oggi Ryanair e Easyjet possiedono rispettivamente una flotta di 400 e di 201 velivoli, contro i 76 di German Wings e i soli 15 della compagnia low cost di AirFrance.

Le ultime notizie disponibili sull’incidente all’aereo della Germanwings sembrano escludere un problema tecnico; del resto, i vettori low cost sono soggetti alle stesse severe procedure di controllo interne ed esterne di quelli delle compagnie normali. Ma la protesta di parecchi equipaggi della Lufthansa nei giorni successivi all’incidente fa intravedere come non manchino comunque tra gli addetti ai lavori preoccupazioni in proposito; le norme di sicurezza sono probabilmente tirate al minimo possibile.

Nessuno poteva in ogni caso salvare i passeggeri del volo caduto sulle Alpi francesi; chi salverà invece alla lunga le compagnie del nostro continente?

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento