Centomila No contro la «buona scuola» di Renzi
Studenti Manifestazioni in 70 città per il «No» al referendum costituzionale
Studenti Manifestazioni in 70 città per il «No» al referendum costituzionale
Centomila studenti in 70 città per il «No» al referendum costituzionale. È l’inizio dell’autunno referendario che porterà all’armageddon voluto da Renzi del 4 dicembre. Per gli studenti il «No» è alla consultazione vale per tutte le altre riforme che hanno toccato la loro esistenza: «Buona Scuola» per cominciare.
A Roma si sono autodefiniti «generazione ribelle», questo si è letto sullo striscione di apertura del corteo con un migliaio di partecipanti, nonostante la violenta pioggia che si è abbattuta sulla Capitale di buon mattino. Espressione di maniera a parte, la loro giornata di mobilitazione è stata un assaggio di quello che ci aspetta nelle prossime settimane. Sentimento diffuso tra le sigle nazionali, e autonome, che hanno organizzato la giornata è un’ostilità politica contro il governo e il Partito Democratico, specchio del segretario-premier. Da queste parti, la spersonalizzazione della riforma costituzionale proprio non funziona. Renzi «è» la riforma costituzionale, «è» la «Buona Scuola», «è» il Jobs Act. Udu e rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Uds e coordinamento universitario Link, Fronte della gioventù comunista e Studenti autorganizzati-StudAut, con varie sensibilità e posizionamenti, interpretano un sentimento diffuso.
Ieri hanno cercato di dare un volto, e un corpo generale, al «No» fino ad oggi rappresentato televisivamente solo da grandi giuristi. Micro-episodi a parte – sui quali si è appuntata l’attenzione mainstream – come il lancio di uova alla sede del Pd nel quartiere San Salvario a Torino, o lo spintonamento del portone di un liceo fiorentino che ha provocato una reazione della polizia, la posizione è quella di uno slogan a Bologna: «Cacciamo il governo». È stata una prova generale per la prossima giornata: il 21-22 ottobre ci sarà lo sciopero generale dell’Usb con corteo a Roma a cui hanno aderito varie realtà di movimento. Il 29 ottobre Renzi ha convocato a Roma una manifestazione, la prima della campagna referendaria per il «Sì». Lo stesso giorno, e nella stessa città, si sta organizzando una «mobilitazione popolare». In rete gira un appello in cui i promotori dichiarano di volere organizzare «feste di quartiere, concerti, cortei nelle periferie, volantinaggi porta a porta, assemblee popolari».
Così si vuole organizzare la campagna di controinformazione sulla «riforma» Renzi-Boschi. Sarà la prima di una serie di cortei e manifestazioni in cui è probabile che, da sinistra, si concentreranno i mille rivoli di un’opposizione rimasta in questi anni frammentata e identitaria. Forse questa è l’ultima possibilità per uscire dalla narrazione renziana basata sullo slang dei «gufi» o dei «troll» – tipica operazione di delegittimazione e bestializzazione dell’avversario – e dare un corpo a soggettività in ombra o divisa per categorie, tematiche e identità contrapposte. I contenuti, al momento ci sono tutti: l’opposizione alla riforma della scuola-quiz e alla sua impostazione neo-manageriale o al Jobs Act e alla voucherizzazione del lavoro e della inoccupazione.
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