Internazionale

«Centinaia di profughi prigionieri a Tripoli»

Libia La denuncia di don Zerai: «Vogliono imbarcarli nel fine settimana»

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 14 febbraio 2015

«Sono circa seicento persone. I trafficanti li tengono prigionieri in un capannone fuori Tripoli, non lontano dalla costa. Gli hanno detto che li imbarcheranno questo fine settimana e con questo tempo i rischi per loro sono altissimi». A parlare è il sacerdote eritreo don Mussie Zerai che ogni giorno riceve le chiamate di decine di profughi che si rivolgono a lui in cerca di aiuto e denunciando le violenze che subiscono. Proprio ieri, al largo del coste libiche, le motevedette della Guardia costiera italiana hanno tratto in salvo 700 migranti che si trovavano a bordo di 7 gommoni. L’aggravarsi della crisi libica si ripecuote inevitabilmente anche su quanti si trovano ancora a Tripoli nelle mani dei trafficanti, in attesa di essere imbarcati. «Mi hanno detto che vivono in condizioni igienico sanitarie terribili, perché dentro questo capannone non c’è neanche un bagno», dice il sacerdote.
Ci sono anche donne e bambini?
Sì, ci sono dei minori, anche non accompagnati, e almeno 150 donne, sei delle quali incinta e qualcuna prossima al parto. Hanno paura, anche di ammalarsi se continuano a rimanere lì. Sono costretti a vivere in mezzo ai loro escrementi, l’odore è nauseante.
Da quanto tempo sono prigionieri?
Alcuni da due settimane, ma il loro numero aumenta sempre perché ogni giorno arrivano dalle 30 alle 60 persone. Mi hanno spiegato che non è l’unico capannone dove vengono raccolti, anche se non sanno dove si trovano gli altri perché vengono trasportati chiusi nei camion e non vedono niente. Li tengono chiusi fino a quando non vengono imbarcati.
Sanno quando verranno imbarcati?
Mi hanno detto che entro questo fine settimana sarebbero partiti, ma la data esatta la sanno solo i trafficanti e le milizie che controllano l’area.
Hanno già pagato il viaggio?
Si, 1.800 dollari a persona.
La situazione in Libia precipita. Cosa accadrà ai profughi?
L’aggravarsi della situazione favorisce sempre di più i trafficanti, ma il rischio per i migranti è di finire in mezzo a questi conflitti. Non sarebbe la prima volta. In passato abbiamo già avuto tanti morti e feriti proprio a causa della guerra. I maschi sono stati anche utilizzati come facchini per trasportare munizioni e armi. Ma c’è anche il rischio che qualche colpo di cannone finisca sopra un capannone dove vengono tenuti segregati i profughi facendo una strage.

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