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C’è un giudice anche a Bologna, azzoppato il decreto Salvini

C’è un giudice anche a Bologna, azzoppato il decreto SalviniIn un centro di richiedenti asilo – LaPresse

Sbolognato Il tribunale civile emiliano sulle orme di quello di Firenze accoglie il ricorso di due richiedenti asilo e impone al Comune la loro iscrizione all’anagrafe

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 4 maggio 2019

Una giudice a Bologna smonta quel pezzo del decreto sicurezza che punta a privare i richiedenti asilo della possibilità di ottenere la residenza anagrafica? Matteo Salvini, ministero dell’interno, vicepremier e numero uno della Lega Nord, risponde a muso duro provando a delegittimare tutti i magistrati che non si allineano al suo pensiero. «Se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra», tuona durante un comizio a Reggio Emilia. Una dichiarazione di guerra a cui fanno eco vari esponenti del mondo leghista. Per il governatore del Veneto Luca Zaia i giudici di Bologna avrebbero intrapreso una «strada pericolosa». Il deputato leghista Carlo Piastra parla invece di magistrati che «ribaltano una legge».

IL NODO DELLA CONTESA è ovviamente la sentenza del tribunale di Bologna, che ha imposto al Comune di iscrivere all’anagrafe due richiedenti asilo che avevano fatto ricorso contro il diniego stabilito sulla base del cosiddetto decreto Salvini. Un provvedimento firmato dal giudice Matilde Betti, presidente della prima sezione civile del tribunale bolognese che, entrando a fondo nella questione e valutandola anche dal punto di vista degli ufficiali dell’anagrafe, ha mostrato come il decreto sicurezza poi convertito in legge e la successiva circolare del ministero non possano impedire la concessione della residenza ai richiedenti asilo, specificando anche che «la mancata iscrizione ai registri impedisce l’esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essa connessi, quali solo ad esempio quello all’istruzione ed al lavoro».

NULLA FUORI DALLE RIGHE, insomma. Eppure tanto è bastato per mandare su tutte le furie Matteo Salvini che non si è limitato ad annunciare, come suo diritto, ricorso, ma ha puntato il dito contro i giudici, parlato di «sentenza vergognosa». E si è rivolto a tutti i primi cittadini: «Invito tutti i sindaci a rispettare come ovvio la legge». Cioè a non concedere la residenza ai richiedenti asilo.

«SALVINI CHIEDE IL RISPETTO della legge? Allora i sindaci dovrebbero leggere la sentenza di Bologna e rispettarla. La sentenza da un punto di vista formale vale solo per i ricorrenti è vero, ma come principio generale vale per tutti», spiega l’avvocata Nazzarena Zorzella dell’Asgi, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. A difendere il lavoro della giudice di Bologna l’Associazione nazionale magistrati. «I magistrati – recita un comunicato dell’Anm – assumono le loro decisione applicando le leggi. È legittimo commentare e anche criticare le decisioni giudiziarie», ma le parole usate da Salvini «delegittimano la magistratura in quanto, in maniera del tutto infondata, alludono al fatto che le sentenze possano essere influenzate da valutazioni politiche».

AD ENTRARE NELLO SCONTRO anche la sinistra. «La legge Salvini era ed è una schifezza assurda. Dannosa e propagandistica. Ora Salvini se la prende coi giudici dopo la sentenza che afferma quel che in tanti abbiamo sempre detto – commenta l’assessore alle politiche sociali del comune di Milano e candidato alle europee con il Pd, Pierfrancesco Majorino – Cioè che cancellare registrazioni anagrafiche non sta assolutamente in piedi, e crea una valanga di problemi alle città che si trovano con nuovi senzatetto. Ora il sistema è nel caos. E lui era quello bravo». Da Palermo prende parola anche il sindaco Leoluca Orlando. «Matteo Salvini commenta la decisione dei giudici definendola vergognosa, ma vergognoso è un ministro dell’interno che scappa di fronte alla legge», dice Orlando ricordando le «oltre 200 pratiche di iscrizione anagrafica» già avviate perché «l’obbedienza alla Costituzione e alla legge impone di non escludere alcuno».

POI CI SONO I SINDACI che si sono tenuti in mezzo al guado, augurandosi che i magistrati smontassero il decreto sicurezza ma, fino a quel momento, applicando il provvedimento. È il caso del sindaco di Bologna Virginio Merola, che ora attacca frontalmente il ministro dell’interno. «Un ministro fa ricorso ma non minaccia i giudici di essere di parte – dichiara Merola –- Salvini faccia bene i suoi provvedimenti invece di fare propaganda. Io rispetto la legge e applicherò la sentenza». «Meglio tardi che mai», incalzano i consiglieri comunali di Coalizione civica, la sinistra cittadina che da mesi chiedeva la concessione della residenza ai richiedenti asilo. «Noi lo dicevamo dal 7 gennaio ed è agli atti. C’erano già gli elementi per poter decidere e arrivarci prima».

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