Già dalle prime ore del mattino, a Torino, si respirava un’aria pesante. Le vie del centro e quelle limitrofe intasate dai blindati delle forze dell’ordine. La giornata di Meloni, ospite del Festival delle Regioni, è così finita con le manganellate agli studenti in piazza contro il caro affitti e le politiche del governo.

Uno striscione esplicito «Non sei la benvenuta» e un bagaglio di lotte – soprattutto in tenda – per casa, studio e reddito che qui, sotto la Mole, si sono distinte per intensità e partecipazione. Questo il background della mobilitazione dei collettivi studenteschi partiti in corteo, ieri mattina, da Palazzo Nuovo, sede dei dipartimenti umanistici dell’Ateneo torinese, alla volta di piazza Carignano, dove nell’omonimo teatro si teneva l’evento istituzionale con la premier.

In marcia, studenti universitari, pure qualche liceale, attivisti di Cambiare Rotta, del movimento No Tav e di Potere al Popolo, insieme per protestare contro un esecutivo che non dà risposte alla crisi sociale ma preferisce i tagli, a partire da quello al reddito di cittadinanza. Il loro è stato un percorso a ostacoli, perché più volte interrotto dal cordone di sicurezza delle forze dell’ordine.

Le prime tensioni si sono verificate in via Principe Amedeo, quando i manifestanti si sono spinti verso gli agenti di polizia che hanno risposto con una prima carica. Poi, in piazza Castello dove, sotto la Prefettura, c’è stata la carica più intesa e dove il corteo è rimasto bloccato per un’ora. Manganellate anche tra gli stand del vicino Villaggio delle Regioni: un manifestante ha qui subito una ferita alla testa; sarebbero cinque i feriti tra le file degli studenti. In un video diffuso in rete una studentessa, sotto i portici di piazza Castello, urla a un agente: «Che fai, non vedi che è un ragazzino? Lascialo». Una terza carica è avvenuta, infine, in via Montebello a due passi dalla Mole Antonelliana. Il corteo è poi terminato a Palazzo Nuovo da dov’era iniziato.

«Le cariche violente hanno mostrato – dice Cambiare Rotta – il vero volto di questo governo. Come i trent’anni di governi che lo hanno preceduto, continua a portare avanti solo politiche anti popolari, con unici interessi guerra e tagli alla spesa sociale, usando i manganelli contro i settori che pagano questa crisi, proprio ora che ci avviciniamo alla prossima manovra finanziaria e al rinnovo del voto per l’invio di armi».

Marco Grimaldi, vicecapogruppo alla Camera dell’Alleanza Verdi Sinistra, e Alice Ravinale, capogruppo in consiglio comunale di Sinistra Ecologista, hanno dichiarato a caldo: «L’incolumità di Meloni non era a rischio, è intollerabile che ogni dissenso sia gestito con la forza da un esecutivo che capisce solo la logica della punizione, della repressione e dell’inasprimento delle pene. Invece di spaccare la testa agli studenti bisognerebbe ricordarsi che le regole democratiche dicono altro».

La Digos, che ha identificato una sessantina di partecipanti, indica in alcuni esponenti dei centri sociali gli animatori delle violenze. Cosa che alla presidente Meloni fa dire: «Se le contestazioni sono dei centri sociali lo considero perfettamente normale. Anzi, mi ricorda che sono dalla parte giusta della storia». Francesca Frediani, consigliera regionale di Unione Popolare, parla invece di «corteo pacifico» e di «pessima gestione dell’ordine pubblico». Il Pd con il deputato Alessandro Zan chiede immediati chiarimenti sull’accaduto al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «L’uso della forza e della violenza ingiustificata non è tollerabile».