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Cavallerizza, «questo gioiello resti pubblico»

Cavallerizza, «questo gioiello resti pubblico»La Cavallerizza

Torino Gli occupanti scrivono all'Unesco chiedendo di ribadire che c'è un vincolo sulle Residenze sabaude

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 8 gennaio 2016

Il sindaco di Torino Piero Fassino assicura che la Cavallerizza Reale diventerà «un gioiello». Intanto emergono dettagli sfumati, ma non ufficiali, del masterplan promosso dagli architetti di Homers (responsabile dello studio di destinazione e uso della Cavallerizza) e avallato dagli economisti di Equiters (responsabile dello studio economico di fattibilità) sul recupero del bene Unesco. L’Assemblea Cavallerizza 14:45 chiede all’assessore Gianguido Passoni, a cui fa capo l’operazione di rilancio, che il masterplan venga reso pubblico tramite i canali istituzionali. E, nonostante l’amministrazione abbia stabilito di togliere il maneggio alfieriano dagli edifici affidati a una società di cartolarizzazione per riaffidarlo al Teatro Stabile, il comitato cittadino non si fida delle sorti di un patrimonio storico e artistico nel centro della città. E continua a occupare e occuparsene affinché «il complesso resti nella disponibilità pubblica e che non sia venduto, snaturato o smembrato».

L’assemblea è nata il 23 maggio del 2014, quando un folto gruppo di cittadini decise di occupare la Cavallerizza per liberarla dal degrado, impedirne la svendita e aprirla a un futuro diverso, «partecipato e non orientato al profitto». Ora l’Assemblea ha scritto una lettera all’Unesco a cui ha inviato un dossier (lo stesso anche all’Icomos, International Council on Monuments and Sites) chiedendo che «ribadisca al Comune di Torino, alla città metropolitana e della Regione Piemonte, che la Cavallerizza fa parte del vincolo Unesco sulle Residenze Sabaude (vincolo del 1/6/1997), e che opere contrarie alla tutela del bene comporterebbero la decadenza del vincolo seriale su tutte le residenze stesse». Alla luce di quanto illustrato, auspica «che venga revocato il provvedimento di alienazione della ex Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte del 1/8/2005 e gli atti successivi collegati». La lettera è firmata dall’Assemblea Cavallerizza 14:45, dai 10 mila cittadini sottoscrittori dell’appello per la difesa della Cavallerizza Reale e da Tomaso Montanari, professore ordinario di storia dell’arte Moderna all’Università Federico II di Napoli.

La giunta Fassino, che destinerà risorse per la decartolarizzazione del maneggio, descrive il progetto come un nuovo distretto culturale che si estenderà da piazza Castello fino a via Rossini, comprendendo anche una vasta area verde: teatro, spazi espositivi, orto urbano, albergo, ma non case di lusso.
Il 13 dicembre scorso l’Assemblea ha deciso di avviare da subito la costruzione di un percorso comune teso alla creazione di una «piattaforma rivendicativa» per «costituire un fronte ampio che, partendo dalla lotta prioritaria per salvare la Cavallerizza dalla speculazione e privatizzazione, coinvolga progressivamente gli altri punti di criticità sul territorio urbano». L’Assemblea propone a tutte le altre realtà, convergenti sui temi del bene comune contro la privatizzazione, di dare segni concreti di iniziative di solidarietà con l’Assemblea stessa, «diventata in questo momento il punto di maggiore visibilità conflittuale e di aggregazione per tutte le lotte in corso».

La prossima riunione cittadina sotto i portici del bene Unesco è prevista per il questo mese. Ed è probabile che la questione diventi uno dei temi più accesi del dibattito in vista delle amministrative.

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