Caterina Ricciardi negli ultimi mesi era divenuta uno spirito folletto; forse presentiva la sua morte e faceva grandi progetti per l’avvenire. Dopo la fine della sua attività di docente di letteratura anglo-americana presso l’università di RomaTre, si era fatto ancora più acuto il bisogno di afferrarsi alla scrittura che le veniva facilmente, infilando brillanti subordinate con sicurezza: una fila di perline perfette che allineavano informazioni, intuizioni, «finestrine aperte» – come diceva – su aspetti secondari ma suggestivi del tema centrale. Le sue recensioni di scrittori americani su Alias libri erano una specie di tappeto ricamato, con un centro e una...