Lavoro

Catalfo: «Premier impreparata, la nostra proposta rafforza la contrattazione»

Catalfo: «Premier impreparata, la nostra proposta rafforza la contrattazione»Una protesta in Europa per un salario da 15 euro l'ora – Foto LaPresse

Salario Minimo L'ex ministra del Lavoro del M5s nel governo Conte due: ha dimostrato di non conoscerla: applichiamo accordi sottoscritti dai sindacati maggiori. Ha parlato di altri interventi solo per titoli. La soglia dei 9 euro è indispensabile

Pubblicato circa un anno faEdizione del 12 agosto 2023

Nunzia Catalfo, ex ministra del Lavoro del M5s nel governo Conte due e proponente del disegno di legge più vicino a quello riproposto dall’attuale opposizione (quasi) unita. Com’è andato l’incontro con Giorgia Meloni?

È stato un incontro inconcludente. C’è stata la disponibilità della Meloni ad incontrare le opposizioni su un tema così rilevante che interessa 3,6 milioni lavoratori, ma dal governo non abbiamo ascoltato alcuna proposta, se non quella di coinvolgere il Cnel…

Nunzia Catalfo – foto Ansa

Lei usa questo numero? Ne sono girati molti in questi giorni…

Sì, feci fare le stime dall’Inps su quanti lavoratori percepiscono un salario orario sotto i 9 euro e la risposta fu questa, escludendo i lavoratori domestici.

Torniamo all’incontro, immagino ci sia una parte negativa nel suo giudizio sull’esito…

La parte negativa è che non mi pare ci fosse, da parte della presidente del Consiglio, la giusta conoscenza della nostra proposta di legge. Le abbiamo ribadito i contenuti del testo, che punta a rafforzare la contrattazione collettiva “sana” e a fissare una soglia minima inderogabile laddove il trattamento economico minimo previsto dai contratti collettivi nazionali comparativamente più rappresentativi sia inferiore.

Ed è sotto a questi che interviene la soglia di 9 euro, giusto?

Sì. I leader dell’opposizione, ad iniziare dal presidente Conte, hanno ribattuto punto su punto, dimostrandole come la pdl rafforzi la contrattazione, tant’è vero che – salvo alcune eccezioni – ha l’avvallo dei sindacati.

La premier le è sembrata sinceramente interessata ad aumentare i salari dei lavoratori o l’incontro si è rivelato la trappola che molti paventavano?

Lei ha detto che è interessata al tema salariale, e ci mancherebbe altro. Ma non è entrata nei particolari della soglia minima e quindi del rispetto dell’art. 36 della Costituzione, che parla di retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto dal lavoratore, e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Se non interviene fissando una soglia minima, come in Germania o Francia, la situazione nel nostro Paese non migliorerà. Ancor di più oggi, con questa inflazione.

Non c’è il rischio che la destra, pur di intervenire sul tema, vada a toccare altri diritti acquisiti e quindi a fare peggio?

Anche su questi temi, la premier non ha spiegato qual è la direzione che il governo vuole intraprendere. Se vorranno intervenire sul part time involontario o sul lavoro sommerso, noi siamo pronti. Noi abbiamo messo sul tavolo una proposta che inserisce anche l’ultrattività dei contratti scaduti per i 7 milioni di lavoratori che non hanno il rinnovo da anni, e che contiene anche un incentivo per gli imprenditori dei settori in cui si applicherà l’aumento a 9 euro l’ora.

Non si è parlato della Direttiva europea?

Soltanto un accenno. Il governo sostiene che questa non imponga l’obbligo di fissare un salario minimo legale, ma il fatto che in Italia ci siano salari da fame è sotto gli occhi di tutti: bisogna intervenire al più presto.

Torniamo alla sua proposta: come avete convinto il Pd ad appoggiarla? Il suo successore nel governo Draghi, Andrea Orlando, voleva limitarsi ad applicare ai lavoratori scoperti il contratto più vicino…

Rispetto al passato, stavolta c’è stato un confronto molto aperto, privo di pregiudizi. Ci siamo visti e abbiamo condiviso il testo. Io mi batto sul salario minimo da tanti anni, penso di poterne parlare a ragion veduta.

Alcuni economisti sollevano l’obiezione che fissare un tetto di 9 euro l’ora porterebbe molte imprese – nelle quali il sindacato a debole – con contratti a livelli superiori a uscire dalla contrattazione collettiva, riducendo salari e diritti dei dipendenti.

Non è così. Proprio per l’art. 2 del ddl indica per l’applicazione del Tec e del Tem i contratti collettivi nazionali stipulati dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentativi. Quindi non è alcun rischio né pericolo che ci possa essere un’uscita delle imprese dalla contrattazione.

Il fronte delle opposizioni (Italia Viva esclusa) ha tenuto: il salario minimo è un punto di partenza per unirsi? Lei ci crede?

È un obiettivo importante perché tocca la vita di milioni di persone, di molti giovani e donne, oltreché la questione delle pensioni future. È un tema centrale non solo contro il caro vita ma, più in generale, per la dignità dei lavoratori. Non è vero che l’impresa con bassi salari produce meglio, anzi: è quando si punta sulla qualità del lavoro che aumenta la produttività. Sui temi condivisi è importante unirsi. Intanto, nei prossimi giorni lanceremo una raccolta firme per far sentire al governo la voce dei cittadini.

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