«Ecché ve sembro, triste?». Se le gode tutte le telecamere – e sono tante – Giuliano Castellino, fuori dalla camera dei deputati. Fuori e non dentro, perché l’invito a partecipare all’interno del palazzo alla conferenza stampa di lancio dell’ennesimo partito gli è stato revocato all’ultimo momento. A invitarlo era stato il deputato Francesco Gallo, eletto dalla lista Sud chiama Nord, quella dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Che ieri mattina ci ha ripensato, ha ceduto alle pressioni e ha cancellato il nome del neofascista assalitore della Cgil dalla lista degli ospiti attesi. Dunque non può entrare e i carabinieri lo bloccano davanti alle transenne, a mezza strada tra il bar Giolitti, dove si era fermato a fare le foto, e la piazza di Montecitorio. «Ah non mi fate passà?». E rivolto alle telecamere: «Riprendete, questa è democrazia?». Il funzionario di polizia si avvicina: «Senta Castellino, io e lei ci conosciamo…». I giornalisti gli sono addosso: «Calma, rispondo a tutti. M’ero messo pure il vestito della comunione». Sotto la giacca e cravatta i tatuaggi nazi quasi non si vedono. «Castellino – gli chiede uno – non la fanno entrare, è una sconfitta per lei?». Lui si guarda attorno: «Ecché ve sembro, triste?».

Non si è capito che cosa avrebbe voluto dire nella conferenza stampa, perché ad ascoltarlo, fuori, siamo in tanti e lui ripete solo lamentazioni: «Ero venuto qui per parlare di politica con tanta gente meglio di me, tutti professori e avvocati, ma non posso parlare. Castellino non può parlare». Accanto a lui c’è Biagio Passaro, quello che mentre è andato a sfondare la sede della Cgil il 9 ottobre 2021 ha pensato bene di filmarsi per mettere tutto in rete. È finito in carcere anche lui con Castellino e con il capo di Forza Nuova Roberto Fiore, adesso a processo. «Ma dov’è Carlo?».

Carlo Taormina, l’avvocato che questo paese ha brevemente sperimentato anche come sottosegretario all’interno, saltato da Forza Italia a Forza nuova passando per M5S, Forconi e De Luca, arriva in ritardo. Però è l’unico che fanno entrare alla camera, del resto è stato anche deputato. Prima di passare le transenne, Taormina dice qualcosa sulla redenzione di Castellino: «Ha rotto con tutto il passato, è il nostro capo politico». E sul partito che è gemmato da Forza Nuova: «Italia libera è un partito non violento e antiglobalista. Noi siamo pure per l’abolizione del carcere». Non ha l’invito e non può passare neanche Nino Galloni, la mente economica del partito, oltreché ex dirigente ministeriale (e figlio di Giovanni, uno dei padri della sinistra Dc!), che ci spiega come nell’assalto alla Cgil Castellino sia, in buona sostanza, caduto in una trappola e che Taormina ha carte buone per farlo assolvere. Lui, il capo politico, ha alle spalle una condanna a cinque anni e mezzo per aver aggredito e derubato due giornalisti dell’Espresso, ma adesso non si stanca di ripetere a tutte le telecamere quale gravissimo attentato alla democrazia sia in corso. E di attaccare «quel pupazzo di Gallo» che gli ha revocato l’invito. Ma che gli ha regalato tutta questa attenzione.