Quando nel gennaio del 1933 Hitler venne nominato cancelliere, dopo le ultime consultazioni politiche della Repubblica di Weimar, l’ideologia razzista e antisemita, che aveva già ammaliato la società tedesca, trovava espliciti sostegni anche nella cultura istituzionale rappresentata dall’università.

Molti intellettuali fra scienziati, letterati e filosofi – basti pensare a Martin Heidegger e Carl Schmitt – si misero al servizio, spesso in modo convinto, del Terzo Reich, conferendo di fatto legittimità al progetto criminale nazista e alla sua mitologia.

Nel medesimo periodo altri esponenti della cultura tedesca furono invece ridotti al silenzio, deportati nei campi di concentramento o costretti all’esilio sia perché si opposero al totalitarismo hitleriano, sia a causa della loro origine ebraica, sia per i loro legami con il mondo ebraico, come accadde a Karl Jaspers, sposato con un’ebrea.

Fu così che ben presto studiose e studiosi del calibro di Arendt, Adorno, Horkheimer, Benjamin, furono costretti ad abbandonare la Germania dove si tentò persino di cancellare la memoria storica e collettiva di intellettuali di origine ebraica come Marx e Freud, facendo sparire dalle librerie e dalle biblioteche le loro pubblicazioni, portate al rogo proprio da studenti e professori universitari fedeli al regime nazista.

Fra gli oltre milleseicento studiosi costretti in quel periodo ad abbandonare la Germania ci fu Ernst Cassirer, che nell’aprile del 1933 lasciò Amburgo, dove era rettore dell’Università locale, per iniziare una peregrinatio che dall’Europa lo portò negli Stati Uniti.

Dapprima, infatti, insegnò come visiting professor all’All Souls College di Oxford, quindi si recò a Stoccolma, Uppsala e Göteborg, poi tornò a Oxford nel 1935 e di nuovo a Göteborg, dove ottenne un incarico come docente di filosofia teoretica.

Nel 1941, infine, fu invitato a New Haven dall’Università di Yale come visiting professor, per poi essere nominato research associate, e da qui nel 1944 si spostò alla Columbia University di New York, città dove morirà improvvisamente nel 1945.

Oskar Kokoschka, «Kouros dello Ptoion», Album 29, f. 10, 1961, tratto da «Disegni dall’Antico di O.K.», Edizioni dell’Elefante

Fra gli scritti dell’esilio di Cassirer ci sono alcune conferenze in lingua inglese sulla filosofia antica, tenute a Oxford nel ’35 e a Yale nel ’42, pubblicate ora per la prima volta in traduzione italiana da Bompiani nella collana «Il pensiero occidentale», per la cura di Giacomo Borbone: Sulla filosofia antica Manoscritti delle lezioni inedite di Oxford (1935) e Yale (1942) (testo originale a fronte, prefazione di Fabio Minazzi, pp. 974, euro 50,00).

Borbone ha lavorato sui manoscritti di Cassirer, li ha ordinati su base tematica e ha curato nel 2022 anche l’edizione originale inglese (E. Cassirer, Lectures on Ancient Philosophy, pp. 389, Meiner Verlag, euro 68,00).

È stato proprio lui ad accorgersi che queste lezioni erano state espunte, nonostante il piano editoriale inizialmente le annoverasse, dall’edizione degli scritti postumi cassireriani (Ernst Cassirer Nachgelassene Manuskripte und Texte), che affianca quella delle opere complete (Gesammelte Werke), entrambe pubblicate dall’editore Meiner di Amburgo.

La ragione di tale esclusione sarebbe da imputare all’avvicendarsi dei curatori degli scritti postumi di Cassirer, quindi al fatto che le lezioni sulla filosofia antica furono riesaminate e ritenute di scarso interesse scientifico: un giudizio tanto netto quanto generico, che purtroppo Borbone non spiega più dettagliatamente, senza dichiarare oltretutto se ne conosce o meno le motivazioni. In merito non fornisce indicazioni più precise neppure Christian Möckel, membro del consiglio della Ernst Cassirer Gesellschaft e attuale curatore degli scritti postumi cassireriani, che firma la premessa sia dell’edizione originale inglese sia del volume di Bompiani, limitandosi ad affermare – forse per discutibili norme di bon ton accademico – di non volere commentare o mettere in discussione la decisione dei suoi predecessori.

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Ciononostante la pubblicazione di queste lezioni, che conferma in generale la valenza teoretica del confronto con la grecità propria soprattutto della filosofia tedesca moderna e contemporanea, è importante per diverse ragioni.

In primo luogo per la chiarezza, che dà conto di come l’attenzione all’efficacia comunicativa, necessaria alla trasmissione della conoscenza, sia indice del rispetto tanto degli studenti quanto della storia della filosofia e della sua complessità dottrinale.

Per Cassirer, infatti, la filosofia antica è, ad un tempo, terreno storico e speculativo, non una rassegna di informazioni di cui fornire il solito resoconto manualistico magari ossequioso della tradizione storiografica e dei suoi luoghi comuni.

Il pensiero greco è di conseguenza considerato un’espressione unitaria nella quale le diverse dottrine contribuiscono a delineare i modi in cui si è definito, in quel contesto storico, il problema della conoscenza. Tutto questo rinvia all’intera speculazione cassireriana, alla tesi cioè che le diverse realizzazioni culturali dell’uomo si fondano su un’attività simbolica volta ad allontanarsi progressivamente dall’immediatezza del dato sensibile e a formare schemi concettuali autonomi: quale esponente del neokantismo marburghese Cassirer sostiene, infatti, il primato gnoseologico della funzione, dell’atto spirituale, rispetto all’oggetto che tale atto struttura.

È da qui che scaturisce una vera e propria morfologia dei codici simbolici attraverso i quali si sono espresse le oggettivazioni dello spirito, a partire dal mito antico.

Va da sé allora che le lezioni appena pubblicate da Bompiani sono da considerarsi in relazione agli scritti che Cassirer pubblicò in vita sia sulla filosofia antica e sulla filosofia moderna, in particolare alla Storia della filosofia moderna (traduzione fuorviante di Das Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit, cioè della storia del problema della conoscenza) uscita a partire dal 1906, e al Saggio sull’uomo del 1941, sia agli scritti più esplicitamente teoretici, come Sostanza e funzione del 1910 e Filosofia delle forme simboliche degli anni venti.

Rispetto alle opere edite relative alla storia del pensiero, le lezioni sulla filosofia antica, che vanno dagli Ionici al neoplatonismo, danno spazio anche allo stoicismo, oltreché al neoplatonismo, ma soprattutto ad Aristotele.

Quest’ultimo è visto in costante riferimento al suo maestro Platone e, al tempo stesso, come uno scienziato naturalista, interessato in particolare ai fenomeni della dimensione organica vitale, nei quali si mostrerebbe al massimo grado l’inseparabilità di forma e materia, dunque la ricomposizione del dualismo platonico, e più in generale la continuità fra la cultura filosofica e quella scientifica, nonché la complementarietà fra mondo della storia e mondo della natura, quindi fra scienze storiche e scienze della natura.