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Cassano, l’irrequieto del football

Cassano, l’irrequieto del footballAntonio Cassano

Sport Rescinde il contratto con l'Hellas Verona e decide di farla finita con il calcio giocato. Ritiro, carriera finita, motivazione svanite, priorità alla famiglia. Almeno fino alla prossima puntata

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 25 luglio 2017

Via dal Verona ma niente addio al calcio. Anzi, no, reverse, si chiude il sipario, per sempre. L’ultimo atto della saga Antonio Cassano è il forse più controverso della sua tortuosa carriera. Ieri la decisione di lasciare i veronesi, stavolta senza guardarsi indietro. Contratto risolto entro un paio di giorni, “mentalmente non sono stimolato a continuare in questo club”, spiegava il barese sul account ufficiale Twitter della moglie, la giocatrice di pallanuoto Carolina Marcialis. “Non ce la fa con la testa”, il pensiero del presidente del Verona Setti, che con ogni probabilità ora tirerà il fiato, vedendo svanire quel polverone alzato da Cassano intorno alla squadra. La telenovela estiva del calcio italiano, assieme al passaggio di Leonardo Bonucci al Milan, era ai titoli di coda. E invece no. Nel pomeriggio lo stesso Cassano smentiva le frasi riportate dal profilo Twitter della moglie che lasciavano la porta aperta al pallone: ritiro, carriera finita, motivazione svanite, priorità alla famiglia, moglie e figli che vivono a Genova.

Una settimana fa, la scelta di Fantantonio di fare il passo indietro maturata per la mancanza della famiglia e per la fatica a reggere gli allenamenti dopo un anno senza pallone, con alcuni filmati finiti in rete per l’ironia corrosiva dei haters di Cassano, appoggiato sulla panchina quasi svenuto dalla fatica a recuperare dopo una serie di giri di campo. Quindi: ritiro, saluti e baci al Verona, stop al calcio appena sette giorni la firma del contratto con i veneti, che lui stesso voleva da mesi. Aveva individuato da tempo il club veronese per ripartire, rialzarsi come altre volte – per esempio all’amata Sampdoria – era riuscito nella sua indecifrabile corsa verso la porta iniziata a 17 anni in un Bari-Inter, con stop di tacco davanti al difensore campione del mondo, Laurent Blanc. Poi, dopo aver fatto raffreddare i fusibili (anche grazie all’intervento della moglie) Cassano si presentava in conferenza stampa con il direttore sportivo del Verona, Filippo Fusco: idea nuovamente cambiata, Verona di nuovo la sfida da vincere, gol alla malinconia da casa e rassicurazioni sulla grande stagione che avrebbe disputato in Veneto. E chiarendo che se fosse venuto via da Verona, avrebbe riposto gli scarpini, definitivamente.

Ora, sei giorni dopo, molla tutto, prima spiegando che è Verona a non fare più al caso suo, poi l’addio definitivo al calcio. Tutto attraverso poche righe su social, punto e a capo. Cassano è così, è (a questo punto era) forse l’unica rockstar del pallone in Italia, è Axl Rose, un Lou Reed senza pantalone in pelle, con quell’elenco interminabile di difetti da abbinare ai pregi, ovvero quando la palla finisce tra i suoi piedi, specie il destro. Un generoso irrequieto che segue l’istinto. Insofferente alle regole, ai ritiri. Insofferente, punto. Concentrato su se stesso, fuoriclasse che avrebbe dovuto prendersi un pezzo del calcio italiano per il talento a livello dei migliori al mondo ma che si alimenta solo quando è giù, sconfitto e solo, per la voglia di rialzarsi, per poi mollare tutto in un battito di ciglia. Come stavolta, senza voltarsi.

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