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«Caso Paul», espulsione bloccata fino all’11 giugno

«Caso Paul», espulsione bloccata fino all’11 giugnoPadre Biagio Conte

Padre Biagio Conte (nella foto) in sciopero della fame per la causa del ghanese

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 15 maggio 2019

Paul Yaw non sarà espulso dall’Italia. Almeno per ora. Il Tar di Palermo ha sospeso il provvedimento col quale il questore ha rigettato la richiesta di permesso di soggiorno, presentata dal ghanese, nel nostro Paese da 12 anni, e che aveva suscitato l’immediata reazione del missionario laico Biagio Conte, in sciopero della fame da 16 giorni.

La presidente della terza sezione del Tribunale, Maria Cristina Quiligotti, ha impiegato meno di 24 ore per esaminare il ricorso depositato dall’avvocato Giorgio Bisagna, legale di Paul, e firmare la sospensiva. Un atto, ritenuto, «importantissimo», dal difensore, che aveva optato per la via presidenziale prendendosi così qualche rischio, ma convinto delle argomentazioni motivate nel ricorso.

Il «caso Paul» sarà esaminato in udienza, davanti al Tar, il prossimo 11 giugno. Adesso si aspetta la mossa del questore. Bisognerà capire come si comporterà l’ufficio immigrazione rispetto alla decisione assunta in questa fase. «Sicuramente Paul andrà in udienza l’11 giugno da persona regolare», commenta l’avvocato Bisagna, alla luce della sospensione del decreto del questore. La notizia è arrivata nella missione «Speranza e carità» mentre tutti stavano pregando per Paul e per Biagio Conte, stremato dal digiuno cominciato oltre due settimane fa per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul tema dei diritti dei migranti.

Proprio ieri i mille ospiti si sono uniti nello sciopero della fame al missionario che in questi giorni ha ricevuto centinaia di attestati di solidarietà: dal mondo cattolico a quello islamico, dagli scout al sindaco Leoluca Orlando. In tanti sono andati a trovare Paul e Biagio Conte che dormono su giacigli con scatole di cartone come protezione, sotto la tettoia che ospita la statua di don Pino Puglisi, in piazzale Anita Garibaldi, nel quartiere Brancaccio, dove il beato di Palermo fu ucciso il 15 settembre ’93 dal killer mafioso Salvatore Grigoli.

«Sono arrivato nel 2007 – racconta Paul – Con un aereo Alitalia. Avevo un visto turistico. Ho lavorato a Bologna in un’azienda metalmeccanica che poi ha chiuso. A Palermo sono giunto nel 2010 perché avevo amici. Ho fatto lavoretti ma trovare un impiego con i contributi è difficilissimo. In Ghana ho papà, due fratelli e due sorelle, mia moglie e mio figlio di 5 anni». Biagio Conte lo descrive come «un uomo perbene». «Paul aiuta gli ammalati in ospedale, è un bravo idraulico e va fare le riparazioni nelle case dei palermitani che non hanno soldi – racconta il missionario – Ha interpretato il re magio in cattedrale. Come lui ci sono migliaia di migranti a rischio espulsione».

Nei giorni scorsi Paul è stato convocato in questura e senza che fosse informato gli è stato sequestrato il passaporto e gli è stato notificato il decreto di espulsione, convalidato poi dal giudice di pace. «Abbandonare gli immigrati a se stessi – aggiunge Biagio Conte – è un’ingiustizia e ha come conseguenza la clandestinità, l’aumento dei senza tetto, persone che emarginate e sconfortate cadono vittima della criminalità». Quindi l’appello per fare restare Paul a Palermo.

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