Caso Muntari, una pesante squalifica per il calcio italiano
Curve razziste Dopo gli insulti razzisti di Cagliari ignorati dall'arbitro e l'espulsione, la giustizia sportiva punisce il calciatore ghanese del Pescara con una giornata di stop. Ma le immagini hanno fatto il giro del mondo. E dall'Inghilterra arriva la proposta di uno sciopero solidale di tutti i calciatori della serie A
Curve razziste Dopo gli insulti razzisti di Cagliari ignorati dall'arbitro e l'espulsione, la giustizia sportiva punisce il calciatore ghanese del Pescara con una giornata di stop. Ma le immagini hanno fatto il giro del mondo. E dall'Inghilterra arriva la proposta di uno sciopero solidale di tutti i calciatori della serie A
Ci sono immagini che per la loro forza espressiva finiscono per rappresentare molto di più del singolo momento a cui sono riferite. Riescono a testimoniare un fenomeno storico o un problema.
L’immagine del calciatore ghanese Sulley Muntari che con la mano destra percuote il suo avambraccio sinistro, mentre rivolto ad alcuni spettatori che lo stavano insultando durante la partita Cagliari-Pescara dice «questo è il colore della mia pelle», è una di esse. È un’immagine che fa male, perché ci impone di riflettere, ancora una volta, sulle forme del razzismo. Fa male ancor di più sapendo che tra il gruppo di spettatori che andavano insultando Muntari dal principio della partita c’erano anche dei bambini, con i genitori accanto.
Muntari aveva chiesto all’arbitro di intervenire affinché questi “tifosi” venissero tacitati dallo speaker. Lo prevede il regolamento, anche se in Serie A questa norma è stata applicata solo due volte da quando venne introdotta, nel 2005. L’arbitro non ha sentito nulla. Nemmeno l’assistente a bordo campo ha sentito qualcosa. Così hanno scritto nel loro referto, in cui si spiega la ragione per cui Muntari è stato ammonito e poi espulso.
Il regolamento – sempre lui, elusivo come una falena – prevede che i calciatori non si rivolgano al pubblico. Nemmeno se si tratta di regalare una maglietta a un bambino, come ha fatto Muntari al ragazzino che lo insultava. Sconfortato da tanta indifferenza, Muntari ha lasciato il campo. Di qui l’espulsione che ha portato a una squalifica, sempre per regolamento, di una giornata.
Mentre la Figc, senza commentare il fatto, rendeva pubblica la sua decisione, il caso Muntari usciva dai confini italiani. Muntari riceveva la solidarietà della Federazione internazionale dei calciatori professionisti (FIFpro), e quella della storica organizzazione anti-razzista britannica Kick it Out, che in un comunicato esprimeva incredulità per il modo in cui la Figc ha gestito la cosa. Poi è arrivato il sostegno dell’Alto Commissario alle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, che ha definito Muntari «un’ispirazione» per chi si occupa di diritti umani. Garth Crooks, ex stella del Tottenham e autorevole commentatore della Bbc, ha invitato tutti i calciatori italiani, non solo i neri, a scioperare in solidarietà con Muntari.
Quell’immagine ha fatto il giro del mondo in poche ore, ma nessuno alla Figc sembra essersene accorto. Erano poche decine quelli che insultavano, meno dell’1% del pubblico, si legge nella sentenza. Chissà se il giudice sportivo si è chiesto il significato di quell’immagine prima di scriverla.
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