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Caso Mollicone, tutti assolti i cinque imputati

Caso Mollicone, tutti assolti  i cinque imputatiUna foto di Serena Mollicone, uccisa a 18 anni nel 2001

21 anni dopo La sentenza sull'omicidio di Arce

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 16 luglio 2022

Ventuno anni dopo la morte di Serena Mollicone, avvenuta ad Arce in provincia di Frosinone, tutti e cinque gli imputati sono stati assolti dai giudici della Corte d’Assise di Cassino.
Dopo dieci ore di camera di consiglio sono cadute le accuse nei confronti della famiglia Mottola: il figlio Marco, la madre Anna Maria e il padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce. Erano accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Assoluzione anche per Vincenzo Quatrale, che nel 2001 era vice maresciallo e su cui pendeva l’accusa di concorso esterno in omicidio, e Francesco Suprano, appuntato dei carabinieri imputato per favoreggiamento.

Alla lettura della sentenza in aula si è alzato il grido: «Vergogna». «La verità è ben altra, non ci fermeremo di fronte a questa meschinità», ha dichiarato lo zio della vittima. Il procuratore di Cassino Luciano d’Emmanuele ha diffuso una nota in cui si legge: «Prendiamo atto della sentenza. Sarà interessante leggere le motivazioni sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame per proporre le ragioni dell’accusa innanzi al giudice superiore». La pm Maria Beatrice Siravo aveva chiesto 30 anni per Franco Mottola, 24 per Marco e 21 per Anna Maria. Mentre per Quatrale e Suprano rispettivamente 15 e 4 anni di carcere.

Il cadavere di Serena Mollicone fu ritrovato il 3 giugno 2001 in un boschetto ad Anitrella, frazione del comune di Monte San Giovanni Campano, a una decina di chilometri da Arce. Secondo gli inquirenti due giorni prima la ragazza era andata nella caserma del paese del frusinate per recuperare dei libri dimenticati nella macchina di Marco Mottola. Questo le avrebbe fatto sbattere la testa sulla porta di un locale in disuso in seguito a una discussione. Credendo la diciottenne morta, i Mottola ne avrebbero portato il corpo nel boschetto, per nasconderlo. Qui però si sarebbero resi conto che era ancora in vita e l’avrebbero soffocata. Durante il processo gli imputati hanno respinto tutte le accuse negando che quel giorno la ragazza si fosse recata in caserma.

Ieri davanti al tribunale di Cassino si sono registrati momenti di tensione. «Bastardi», «assassini» hanno urlato alcune persone in direzione dei Mottola. Tra loro c’era anche il fratello del brigadiere Santino Tuzi, trovato morto l’11 giugno 2008 in una campagna fuori da Arce con un colpo di pistola in petto. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti si trattò di suicidio. Una settimana prima Tuzi aveva rilasciato una deposizione in procura dichiarando che Mollicone era entrata nella caserma dei carabinieri di Arce la mattina del primo giugno 2001. Il brigadiere non l’aveva più vista uscire.

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