Caso Koulibaly: la solidarietà non basta più
Calcio Gli insulti razzisti al giocatore del Napoli durante il match contro la Fiorentina, raccolgono lo sdegno di società e Fgci. Ma ora è tempo di applicare pene severissime
Calcio Gli insulti razzisti al giocatore del Napoli durante il match contro la Fiorentina, raccolgono lo sdegno di società e Fgci. Ma ora è tempo di applicare pene severissime
Si sono scusati tutti, o quasi. Il sindaco di Firenze Nardella, la Fiorentina attraverso il direttore generale Barone e poi con una nota ufficiale affidata ai profili social. E hanno mostrato vicinanza a Kalidou Koulibaly e gli altri calciatori neri del Napoli, Anguissa e Osimhen, offesi a più riprese sugli spalti del Franchi durante Fiorentina-Napoli, anche la federcalcio, l’associazione calciatori, altri colleghi colpiti dalle stesse ingiurie a sfondo razzista come Balotelli, poi Rio Ferdinand, Donnarumma, l’ex fiorentino Babacar. E così il Milan, in appoggio a Koulibaly, mentre la procura federale della federcalcio ha aperto un fascicolo sul vergognoso accaduto. Insomma, nessuno è stato in silenzio, nessuno ha fatto finta di nulla, ma ormai non basta. “Scimmia di m…” riferito più volte al difensore senegalese del Napoli, non può più essere accettato. E non vale più, forse non è mai valso troppo, spiegare, invitare a non dare attenzione, concedere visibilità a una schiera di stolti, idioti frequentatori degli stadi. E’ il momento di fare qualcosa, di mettere questi personaggi fuori dagli stadi, come scritto sui suoi profili social dallo stesso Koulibaly. “Gli insulti razzisti a Koulibaly? Purtroppo è da diverse domeniche che abbiamo episodi di questo tipo. La Figc ha una netta posizione di condanna su questi atteggiamenti scellerati. Ora aspettiamo il Giudice Sportivo ma so che la Procura federale ha già avviato una indagine e richiesto gli atti. Per gli imbecilli non c’è decreto che tenga, lo sono per cultura non per vocazione. È un fatto culturale, stiamo pensando a norme più stringenti ma non è problema di norme, è un problema di educazione”, così il presidente della Figc, Gabriele Gravina.
BENE LA CONDANNA, ma è troppo poco. C’è la possibilità di intervenire, di produrre norme più incisive, di interdire dagli stadi chi offende, dà della scimmia a un calciatore, ma anche chi si macchia di cori di discriminazione territoriale (più volto accaduto a Firenze durante la gara con il Napoli) nell’era del Var con un ampio dispositivo di telecamere, con la tecnologia più avanzata si può, si deve risalire agli autori delle ingiurie. Non è più tempo di capire, comprendere, certi tipi di comportamenti, in un paese che non riesce a mettere all’angolo un certo tipo di linguaggio, pensiero, alimentato anche da alcune forze politiche. Tre anni fa per Koulibaly, stessa storia, a San Siro contro l’Inter, ululati, Koulibaly espulso quasi a fine gara, causa esasperazione, avvolto da un clima di intolleranza. Anche in quel caso, sfogo su Instagram, l’orgoglio del colore della pelle, francese, senegalese, napoletano. E altri casi di intolleranza hanno toccato il difensore del Napoli. Non è stata l’unica vittima, ovviamente, l’elenco è lungo, lunghissimo, uno straccio di soluzione ancora non è stata trovata. Due anni fa, grazie ai filmati tv, è stato arrestato un sedicente tifoso del Manchester City che aveva offeso il brasiliano Fred del Manchester United. Arresto, Daspo, licenziamento dall’azienda in cui lavorava. Ormai non è difficile. Serve solo la forza di farlo.
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