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Caso Cucchi, voci in scena

Caso Cucchi, voci in scena

A teatro La compagnia Margine operativo presenta Presunta morte naturale, intorno all'omicidio e alla travagliata vicenda processuale

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 6 febbraio 2016

Lo avevano presentato davanti a Ilaria Cucchi, lo scorso ottobre, nel loro festival, Attraversamenti Multipli, questo pezzo di cronaca nera teatralizzata, emblema della mala gestione di indagini giudiziarie e mancati processi a carico di rappresentanti dello Stato. E qualche giorno fa Presunta morte naturale_un dramma pubblico lo hanno riallestito negli spazi autogestiti del Nuovo Cinema Palazzo, per una data secca tanto piena spettatori, quanto spersa nel mare magnum delle serate romane. Certo non nuovo a questo genere di teatro indagatore del presente e di denuncia, Margine Operativo vive con grande orgoglio la sua appartenenza all’attivismo politico, che gli argina i compromessi e gli permette una totale libertà di scelte tematiche e di percorsi creativi.

Questa volta poi Alessandra Ferraro e Pako Graziani – le due anime del gruppo romano – ripropongono la storia di Stefano Cucchi, fermato con alcune dosi di stupefacenti, proprio nei giorni in cui si parla della riapertura delle indagini e della discussa pubblicazione sul profilo facebook di Ilaria della foto in costume – modello Big Gim – di uno dei presunti autori del pestaggio, avvenuto subito dopo l’arresto.

Si ricorderà quanto sia stata travagliata la vicenda processuale per la morte il 22 ottobre del 2009 di questo giovane, infarcita di atteggiamenti omertosi se non addirittura di testimonianze mendaci nel tentativo – per ora riuscito – di scagionare chi si è macchiato di gravissime colpe indossando la divisa dei Carabinieri.

Da questi atti processuali attingono Ferraro e Graziani per la drammaturgia dello spettacolo, affidando a un solo attore la molteplicità delle voci in scena, accompagnate da una superba selezione musicale. Così Tiziano Panici entra e esce dal corpo martoriato di Stefano, si fa anatomo-patologo, generale dell’arma o amico, si immobilizza davanti a una lettera o si affanna in dimostrazioni atletiche da caserma, quasi a contrapporre la fragilità del corpo della vittima con la spavalda vitalità dei suoi carnefici, carabinieri, guardie penitenziarie, medici.

E lasciando, in neanche un’ora di spettacolo che l’esposizione dei fatti e la loro incongruenza, arrivi al suo naturale risultato. Questa volontà di non aggiungere nulla al già conosciuto e liberare i fatti nudi e crudi sul palcoscenico crea un’algida atmosfera, una distanza dalla storia che modera l’indignazione. Uno spettacolo adattissimo alle scuole.

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