Orazio Gentileschi, “Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne”, 1608-’09 ca., Oslo, The National Museum of Art   «La quale istoria è affatto senza azzione». È ben noto il commento di Giovan Pietro Bellori (1672), il più grande critico della Roma del Seicento, di fronte alla Conversione di san Paolo di Caravaggio in Santa Maria del Popolo. Già Giulio Mancini, prima di lui (1620 circa), aveva peraltro argomentato come Merisi, insieme a tutta la sua scuola, per via di quella sua abitudine di dipingere sempre «dal naturale», ovvero con il modello in posa, non potesse eccellere nella pittura...