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«Non siamo più un partito, CasaPound ci ripensa»

«Non siamo più un partito, CasaPound ci ripensa»L'edificio occupato da 15 anni a Roma dove ha sede CasaPound

Neofascismo Iannone: «Pochi voti, torniamo movimento». Ma c'è l’ombra di inchieste e il rischio sgombero. Per l'Anpi nazionale che nei giorni scorsi ha presentato una denuncia contro Forza Nuova e Cpi per «ricostituzione del partito fascista», la decisione delle tartarughe frecciate è «irrilevante». «Riteniamo che la Procura di Roma debba indagare in ogni caso», spiega Emilio Ricci, vicepresidente e legale dell'Anpi

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 28 giugno 2019

Più che l’onor poté lo zero virgola. Con un comunicato diffuso sulla pagina facebook dell’organizzazione, e firmato dal «presidente» Gianluca Iannone, CasaPoundItalia ha annunciato la decisione di «mettere fine alla propria esperienza elettorale e partitica». Dopo che alle europee ha racimolato solo lo 0,33%, pari a circa 90mila voti, si sarebbe aperta «una lunga riflessione sul percorso del movimento», tale da condurre alla scelta di rinunciare alle competizioni elettorali, «per tornare a investire tempo ed energie nella formazione militante». Esito, ribadisce il leader del gruppo, che non va perciò confuso con una smobilitazione e che rappresenta piuttosto una sorta di ritorno alle origini.

I FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO non intendono «disertare la battaglia sovranista e identitaria», spiega infatti Iannone, anche frontman degli ZetaZeroAlfa, «al contrario, Cpi intende sfruttare il suo bagaglio di vivacità culturale, radicamento sul territorio ed energia militante per contribuire a quella che resta la sfida cruciale da qui ai prossimi anni, dialogando con tutte le forze che si oppongono alle follie globaliste e hanno a cuore i destini della nazione». In questa prospettiva, «i molti eletti a livello locale e le 140 sedi sparse su tutto il territorio nazionale resteranno inoltre preziosi avamposti politici per portare avanti le nostre battaglie».

FIN QUI L’ANNUNCIO UFFICIALE, ma sui reali motivi che hanno condotto a questa decisione, si possono perlomeno avanzare alcune ipotesi, peraltro suggerite da altre dichiarazioni di esponenti del movimento. Lo stesso Iannone rivendica ad esempio per il gruppo la «funzione di avanguardia politica», capace di mettere «in circolo parole d’ordine che poi sono finite in cima all’agenda» politica. Tradotto, ora che il «prima gli italiani» già sbandierato da Cpi è diventato il mantra del fascio-leghismo salviniano – e in parte del governo tutto -, difficile che i suoi dividendi elettorali vadano ad una piccola formazione piuttosto che alla nuova Lega acchiappatutto. Come ha del resto indicato il recente exploit elettorale del Carroccio nella periferie romane già «lavorate» dalle mobilitazioni anti-rom e anti-immigrati di CasaPound.
Meglio perciò ricollocarsi in una posizione di possibile partnership ideologica, e non già di concorrenza elettorale, con le destre plurali, a partire proprio da Salvini, come avveniva in passato. Su questa base Cpi nel 2014 partecipò ad esempio alla campagna europea di Borghezio, mentre già oggi il Primato nazionale, la rivista del gruppo, pesca le proprie firme nell’orizzonte più largo della «cultura di destra» come tra i redattori di La Verità.

ALLO STESSO TEMPO, il tema lo ha evocato Luca Marsella, eletto di Cpi a Ostia, spiegando che la scelta di «tornare movimento» è «dovuta a quello che succede ogni giorno, alle diffamazioni che riceviamo, all’accerchiamento giudiziario e mediatico», viene da pensare che la replica su sé stessi possa rappresentare anche una sorta di necessità a fronte delle numerose inchieste che toccano militanti o ex militanti, perché espulsi dal movimento, di Cpi. Da quella per lo stupro di una donna di Viterbo, a quella per l’aggressione ai manifestanti antifascisti di Bari, fino a quella per una lunga serie di violenze compiute a Napoli tra il 2010 e il 2011.

Ma per le «tartarughe frecciate» lo scenario appare cupo anche da un altro punto di vista. Dopo che i magistrati della Corte dei Conti, nel chiudere l’indagine sull’immobile di via Napoleone III a Roma, dove ha sede Cpi, hanno stimato in 4 milioni e 600mila euro il danno erariale provocato da 15 anni di occupazione, si moltiplicano le voci di un possibile sgombero dell’edificio. E la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, avrebbe già affidato ai vigili urbani il compito di rimuovere la scritta di pietra in stile littorio che campeggia sull’edificio.

NEL FRATTEMPO, L’ANPI nazionale che nei giorni scorsi ha presentato una denuncia contro Forza Nuova e Cpi, chiedendo anche «di procedere al sequestro della sede» nazionale del gruppo, fa sapere di ritenere «irrilevante» la decisione dei neofascisti. «Abbiamo fatto un esposto per denunciare il comportamento di CasaPound sostenendo che in Italia c’è un’azione volta alla ricostituzione del partito fascista su cui riteniamo che la Procura di Roma debba indagare», spiega Emilio Ricci, vicepresidente e legale dell’Anpi, che aggiunge, «perciò non cambia se sia partito o movimento».

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