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CasaPound a giudizio: «Sono squadristi e violenti, dunque fascisti»

CasaPound a giudizio: «Sono squadristi e violenti, dunque fascisti»

Bari Sono accusati di aver attaccato una manifestazione antirazzista che contestava Matteo Salvini

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 aprile 2022

Il gup del Tribunale di Bari Francesco Mattiace ha rinviato a giudizio diciotto militanti di CasaPound. I fatti risalgono al 21 settembre 2018. L’allora ministro dell’interno Matteo Salvini era nel capoluogo per un comizio e gli antirazzisti pugliesi organizzarono una manifestazione, al termine della quale denunciarono l’aggressione ad opera dei sedicenti «fascisti del terzo millennio».
La circostanza è di particolare importanza perché per la prima volta i magistrati operano una relazione tra l’attacco alle persone e l’ideologia del gruppo di estrema destra. In quell’occasione, sostiene il procuratore di Bari Roberto Rossi, «è stata usata la violenza come strumento di lotta politica, che è tipica dello squadrismo, storicamente manifestazione del partito fascista». Dunque, tra i capi d’accusa figura anche il reato di ricostituzione del partito fascista oltre che quello di lesioni aggravate.

L’assalto sarebbe partito dal circolo Kraken, sede di CasaPound a Bari. In quel luogo, da allora chiuso coi sigilli della questura, gli estremisti di destra avrebbero raccolto armi e radunato uomini, provenienti da tutta la Puglia, in attesa del passaggio dei manifestanti. L’accusa cita il ritrovamento all’interno della sede, di «oggetti chiaramente riconducibili alla ideologia fascista»: bandiere nere con fascio littorio e un busto di Benito Mussolini.

Al procedimento sono state ammesse come parti civili Anpi, Rifondazione comunista, Comune di Bari, Regione Puglia e le quattro vittime dell’aggressione, tra le quali l’allora eurodeputata di Rifondazione Eleonora Forenza, il suo assistente parlamentare Antonio Perillo. «È un primo passo importante per ribadire che il fascismo e la sua ricostituzione, di cui CasaPound è artefice, sono contro la legge e, in secondo luogo, per ristabilire verità e giustizia su quello che è avvenuto quella notte», dice Forenza, a margine dell’udienza preliminare. «Credo che il rinvio a giudizio sia un passaggio dovuto per una aggressione talmente palese, gratuita e motivata politicamente – aggiunge Perillo – Ora attendiamo il dibattimento per il riconoscimento della verità fattuale e storico-politica: ci hanno aspettato e aggredito in maniera violentissima in quanto antifascisti. È irritante che si continui a sostenere la tesi degli opposti estremismi, addirittura della rissa e dello scontro tra fazioni: ci sono filmati che dimostrano che siamo stati aggrediti alle spalle. Noi eravamo disarmati, loro armati».

Un imputato sarà processato con rito abbreviato, per altri nove è stata accolta la richiesta di messa alla prova. Dovranno svolgere dai 6 agli 8 mesi di lavori socialmente utili con associazioni di volontariato del territorio e risarcire con somme simboliche, tra i 100 e i 300 euro, i quattro manifestanti aggrediti. «L’impianto accusatorio era ed è solido: chi vuole ricostituire il partito fascista deve sapere che verrà condotto nelle aule dei tribunali» affermano da Rifondazione comunista rilanciando la campagna per lo scioglimento delle organizzazioni fasciste. Tuttavia, se le accuse dovessero essere confermate il Prc auspica «pene miti per i colpevoli» in nome del principio rieducativo delle sanzioni sancito dalla Costituzione.

Il processo di Bari inizierà il 13 ottobre prossimo. E a questo punto assume un significato che va oltre la questione specifica e anche al di là sei singoli neofascisti alla sbarra: rimanda all’identità politica di CasaPound e alla sua natura squadrista.

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