Cultura

Casamonica-Di Silvio, il «laboratorio» che ha generato una dinastia

Casamonica-Di Silvio, il «laboratorio» che ha generato una dinastiaUn momento dell’operazione «Noi proteggiamo Roma » / foto Ansa

SCAFFALE A proposito del libro di Marco Omizzolo e Roberto Lessio edito da People

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 agosto 2023

Nei giorni in cui autorevolissimi esponenti del Governo e della maggioranza hanno scagliato minacce e avvertimenti contro giornalisti e intellettuali, Marco Omizzolo, un sociologo e giornalista del profondo sud di Roma ha ricordato, annodato le fila, messo in ordine tasselli di storia e geografia e ha descritto lucidamente una situazione analoga che era già accaduta a lui. A Latina.
Insieme a Roberto Lessio, coautore del libro Laboratorio criminale uscito da qualche settimana per People (pp. 208, euro 18), ha descritto un contesto di potere economico intrecciato alla politica e alla criminalità organizzata autoctona che a partire dalla metà degli Anni Duemila ha prodotto un velenoso rapporto verso l’informazione più curiosa e scomoda. C’è un episodio centrale che restituisce in maniera plastica ciò che si verificava in quegli anni: nel 2014 Omizzolo e Lessio scrivono un articolo per il manifesto, che scandaglia i legami tra il Latina calcio e un parlamentare di Fratelli d’Italia, ma anche con certi ambienti perlomeno borderline della criminalità locale di due famiglie rom, che, all’epoca non erano ancora state definite un clan, cosa che avverrà nel 2019 con sentenza del gup di Roma.

QUALCHE ORA DOPO la pubblicazione del reportage appaiono sul perimetro dello stadio striscioni che definiscono «zecche di merda senza dignità» gli autori dell’articolo. L’epurazione, l’emarginazione, la derisione e la minaccia all’informazione non allineata non è dunque un atteggiamento del tutto sconosciuto alla destra, bensì fu sperimentata in quello che venne definito da Gianfranco Fini il «laboratorio del buon governo della destra», cioè la città di Latina, dove An prima e Fratelli d’Italia dopo hanno letteralmente dominato e tuttora governano dopo una «parentesi» di amministrazione civica di centrosinistra. Il libro di Omizzolo e Lessio racconta una storia minima dell’Italia periferica che difficilmente fa notizia, anche quando sforna scandali a volontà, ma che è lo specchio di un’attitudine nazionale.
Attorno alla millimetrica ricostruzione della biografia dei Casamonica e dei Di Silvio, famiglie rom che poi hanno creato un impero criminale tra la capitale e l’agro pontino, viene riportata quella che si potrebbe definire l’atmosfera di insofferenza verso i giornalisti e verso i riflettori che, da un momento all’altro, si possono accendere sulle collusioni.

ACCADEVA, in piccolo, in una provincia operosa e poco interessante, ciò che nel giro di qualche anno si sarebbe moltiplicato. Ma nessuno se ne preoccupò più di tanto allora e persino la sinistra ritenne che in fondo era una fenomeno localissimo e, tutto sommato, Latina era una città fascista di suo per quel marchio della fondazione voluta dal duce in persona. Com’è andata a finire? Il modello politico e di propaganda ha funzionato anche a livello nazionale, lo spot del buon governo e dell’efficienza ha convinto anche il resto dell’Italia in poco più di dieci anni.
Nel frattempo laggiù c’è stata una ulteriore evoluzione, trattandosi appunto di un «laboratorio». Chi volesse approfondire può leggerlo proprio nel libro di Omizzolo. Il prototipo della rete nera che odia i giornalisti scomodi e vuole operare senza disturbi, a Latina, è finito dentro un vortice di inchieste giudiziarie. La prima, la più urticante, è di pochi mesi successiva al famoso articolo pubblicato da il manifesto e ha riguardato il Latina Calcio e il suo patron dell’epoca, Pasquale Maietta, che nello stesso periodo era deputato di Fratelli d’Italia, oggi imputato in due processi per riciclaggio in Svizzera legato alla società di calcio, nel frattempo fallita e la cui curatela è parte civile insieme al Comune di Latina.

SI È SCOPERTO ALTRESÌ che il capo degli ultrà della squadra era un componente della famiglia rom che «comandava» nelle piazze di spaccio, estorceva denaro e minacciava numerosi professionisti, e che il magazziniere della squadra era un altro illustre esponente del clan, storico amico mai rinnegato di Maietta. Omizzolo e Lessio non furono dei preveggenti nel 2014, bastò loro guardarsi attorno.
E leggere adesso il libro sul microcosmo della destra efficientissima, come la si propagandava allora, fa un certo effetto perché è impossibile non lasciarsi colpire dalle similitudini con quanto si vede e si legge e si sente pronunciare da molti ministri, vicepresidenti delle Camere e persino da altri giornalisti contro i colleghi che si permettono il lusso di criticare. Ecco, in fondo, è ciò che è accaduto a Marco Omizzolo.

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