Casaleggio non molla il M5S. Stati generali ancora in bilico
Movimento 5 Stelle Casaleggio non molla il M5S Stati generali ancora in bilico
Movimento 5 Stelle Casaleggio non molla il M5S Stati generali ancora in bilico
L’Associazione Rousseau entra a gamba tesa negli Stati generali. Utilizza il Blog delle Stelle, che da statuto è «organo di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle», per diffondere un libretto sulla natura del M5S stesso. Si tratta di un testo che risponde alle critiche che la gran parte dei parlamentari rivolge alla struttura gestita da Davide Casaleggio e che indirizza il dibattito interno che condurrà agli Stati generali del 14 e 15 novembre.
A COMINCIARE dal tema dell’organizzazione: «ll M5S tradizionalmente ha sempre rifiutato di avere delle sezioni sul territorio, trovando nella rete un luogo di incontro e di dibattito», si legge nel testo diffuso da Rousseau. Da qui si arriva al tema della gestione delle risorse finanziarie del M5S: «Oggi è molto sentita la necessità di avere luoghi di incontro – recita Rousseau – per questo nell’ultimo anno hanno iniziato ad essere aperte delle sedi fisse sui territori, ma i costi elevati hanno portato a notevoli problemi che ricadono sugli attivisti che sono sul territorio. Risulta fondamentale capire come soddisfare l’esigenza di incontro e di confronto senza strutturarsi come un partito».
IL LIBRETTO INTERVIENE anche sul tema della governance grillina, rispondendo a chi auspica una segreteria nazionale gestita da più persone. Per Casaleggio non c’è bisogno: il M5S si sarebbe già dotato di un «organo collegiale organizzativo, tematico e territoriale che deve delineare una linea programmatica da portare avanti a tutti i livelli istituzionali». Si tratta del cosiddetto «team del futuro» con i suoi facilitatori nominati da Luigi Di Maio poco prima di dimettersi da capo politico. E da Rousseau fanno notare che il prossimo capo politico grillino avrà facoltà di modificare la composizione di questi organismi.
CASALEGGIO UTILIZZA i canali del M5S, ci tiene a far vedere che tiene ancora il bastone della comunicazione grillina dalla parte del manico nonostante due strappi non da poco: gli Stati generali online passano per un’altra piattaforma e i vertici si sono rivolti ad un’altra società di consulenza per formulare la sintesi dei lavori. Sa che nei giorni scorsi il prologo del primo abbozzo di congresso del nuovo M5S, le assemblee provinciali che sfoceranno in quelle regionali, si sono manifestate tendenze contrastanti. Ancora non ci sono dati oggettivi: soltanto quando verranno eletti i delegati di ogni regione che parteciperanno all’evento nazionale si capirà come si sono espressi gli ottomila iscritti al M5S.
MA SI COMINCIA a costruire una prima mappatura delle posizioni e degli schieramenti che disegneranno il M5S di domani. Le assemblee provinciali hanno confermato di essere melting pot di umori e posizioni, nel corso delle videoconferenze si sono susseguiti gli interventi degli attivisti, tre minuti a disposizione, dai quali è difficile trarre una sintesi. Pare che la proposta di Alessandro Di Battista abbia raccolto consensi nella provincia di Torino, in cui si fanno sentire l’esperienza di Chiara Appendino e le contraddizioni dei No Tav. L’ex deputato romano andrebbe bene anche nelle Marche, dove in occasione delle elezioni regionali del mese scorso avevano rifiutato l’alleanza col Partito democratico. La posizione di «Parole Guerriere», invece, troverebbe molti riscontri in Campania.
POI C’È L’EUROPA. Nei giorni è stato fatto circolare il documento col quale ormai mesi fa i Verdi chiudevano la porta al M5s: sotto accusa l’alleanza con la Lega e il ruolo di Casaleggio. Proprio alcuni dei punti oggetto di divisione agli Stati generali. «Quel testo viene fuori proprio adesso per alimentare le polemiche interne», cerca di ridimensionare la cosa un parlamentare europeo grillino a botta calda. Ma l’Ue è storicamente il punto di caduta di molte delle scelte del M5S: è qui che, prima di rompere con la Lega, i 5 Stelle decisero di votare la commissione di Ursula von der Leyen. Ed è qui che Di Maio vorrebbe imprimere il nuovo corso indirizzando i grillini, ancora orfani di un gruppo, verso una delle grandi famiglie politiche europee. Persino i popolari.
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