Casa, i movimenti in piazza a Roma con il «#KidzBlock»
Abitare nella crisi Il prefetto Gabrielli invierà un invito al governo su una moratoria sugli sfratti. Nella Capitale si torna a ragionare su una delibera regionale sull'emergenza abitativa. Allo studio un piano quadriennale per 1500 alloggi. E papa Francesco scrive agli attivisti sulla destinazione sociale degli alloggi per i pellegrini dopo il Giubileo
Abitare nella crisi Il prefetto Gabrielli invierà un invito al governo su una moratoria sugli sfratti. Nella Capitale si torna a ragionare su una delibera regionale sull'emergenza abitativa. Allo studio un piano quadriennale per 1500 alloggi. E papa Francesco scrive agli attivisti sulla destinazione sociale degli alloggi per i pellegrini dopo il Giubileo
Alle 16 di oggi pomeriggio i movimenti della rete «Abitare nella crisi» presidieranno palazzo Chigi con una forma inedita di protesta contro l’articolo 5 del «piano Lupi» sulla casa. In piazza ci saranno anche i bambini che in queste settimane hanno inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi centinaia di lettere. I testi, raccolti sul sito abitarenellacrisi.org raccontano la vita dei minori condannati dalle diseguaglianze e dalla povertà a una vita difficile.
«Caro Renzi – scrive Gina – mi presento sono una bambina che vivo in una occupazione e io non mi vergogno di essere una bambina che ha il diritto di avere una casa e di avere l’elettricità e l’acqua». L’articolo 5 è una norma liberticida che impone il taglio delle utenze a chi vive in occupazione. In tempi in cui il governo riscopre l’emergenza povertà, prospettando un intervento problematico sulle povertà, il punto di vista di chi è spinto dalla necessità a vivere in un’occupazione abitativa è importante e parla della vita reale. «Noi prima vivevamo in una casa ed era molto bello, ma un giorno mia madre finì il lavoro e rimase solo mio padre a pagare le tasse e quindi ce ne siamo andati» scrivono Angie e Sebastian. «E poi ho sentito che l’articolo 5 vuole che noi non possiamo avere la residenza – scrive Marius che vive nell’occupazione di Metropoliz a Roma – se noi non possiamo avere queste cose tutti quelli che occupano sono perduti. Ci sono tanti bambini piccoli e quindi non ci potete cacciare via perché questa adesso è la nostra casa».
Lunedì scorso i movimenti della casa sono stati ricevuti dal Prefetto di Roma Franco Gabrielli, commissario per il Giubileo. In vista della ricorrenza Gabrielli si è impegnato a rivolgere al governo una moratoria sugli sfratti, non dovrebbero esserci sgomberi forzati delle occupazioni e si è parlato dell’inserimento nelle liste per nuovi alloggi a chi occupa per necessità.
In vista del Giubileo, l’area plumbea su Roma e i suoi movimenti della casa sembra alleggerirsi, dopo una serie di sgomberi come quello dello studentato Degage e in controtendenza rispetto ad altre città come Bologna dove ieri è avvenuto un nuovo sgombero, quello di un immobile occupato in via Solferino. La Prefettura della Capitale ha riaperto il tavolo sulla delibera regionale sull’emergenza abitativa approvata dalla giunta regionale del Lazio nel gennaio 2014.
Entro la fine dell’anno sarà messo a disposizione un pacchetto di 275 abitazioni e sarà preparato un piano quadriennale per 1500 alloggi. 500 saranno resi disponibili dal comune di Roma. è stato anche stabilito che un tavolo tecnico seguirà l’applicazione di queste decisioni nei prossimi giorni. All’incontro in piazza Santi Apostoli di lunedì erano presenti gli assessori regionali e romani al sociale, oltre al vice capo di gabinetto di Roma Capitale. L’ufficialità dell’incontro ha permesso anche di tornare a parlare dei contenuti della delibera che stanzia 200 milioni di euro e prospetta anche il riuso e la rigenerazione degli edifici, uno dei punti che stanno più a cuore ai movimenti romani.
Segnali di distensione sono arrivati anche dalla risposta di papa Francesco a una lettera inviatagli dagli attivisti di Action. Il movimento chiedeva di usare le strutture usate dai pellegrini durante il Giubileo per l’emergenza abitativa. In maniera sorprendente il pontefice ha risposto attraverso la segreteria dello stato vaticano. Francesco considera la casa «un rilevante problema sociale».
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