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Casa, Di Vetta condannato a un anno e sei mesi. I movimenti: «È accanimento»

Casa, Di Vetta condannato a un anno e sei mesi. I movimenti: «È accanimento»Paolo Di Vetta (Blocchi Precari Metropolitani)

Diritto all'abitare Per il portavoce dei "Blocchi precari metropolitani" il Pubblico ministero aveva chiesto l'assoluzione per gli incidenti avvenuti davanti alla sede del Cipe nel marzo 2012 a Roma

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 19 luglio 2014

Quattro attivisti dei movimenti romani per il diritto all’abitare sono stati condannati a pene pesanti per gli incidenti avvenuti davanti alla sede del Cipe nel marzo del 2012 a Roma.

Il tribunale ha respinto le richieste della Procura che aveva chiesto l’assoluzione degli imputati, condannando ad un anno e sei mesi di reclusione Paolo Di Vetta, leader storico dei movimenti per l’abitare a Roma e portavoce dei “Blocchi Precari Metropolitani” (Bpm) per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Di Vetta si trova attualmente agli arresti domiciliari perché considerato tra i responsabili dell’organizzazione del corteo del 12 aprile a Roma dove ci sono stati scontri e le forze dell’ordine hanno caricato il corteo che sostava pacificamente in piazza Barberini. Il tribunale ha condannato tre migranti a pene dai sei ai dieci mesi. Per loro la pena è sospesa.

Leggi la lettera di Paolo Di Vetta e Luca Fagiano sulle libertà sospese

In un comunicato i Bpm spiegano il contesto di quella giornata di marzo. “Eravamo in centinaia per protestare contro i finanziamenti per le opere di compensazione del Tav ai comuni della Val di Susa con lo slogan: 1 km di Tav= 1000 case popolari – spiegano – La manifestazione terminò con 4 arresti effettuati da chi evidentemente aveva deciso a tavolino di far degenerare l’ordine pubblico, come dimostrato dalla scarcerazione dei 4 attivisti avvenuta pochi giorni dopo e dalle tante immagini girate in rete sin dalle ore immediatamente successive”.

Il pubblico ministero ha chiesto ieri mattina l’assoluzione dei 4 imputati, accusati di resistenza e lesioni, mentre gli avvocati difensori “hanno fatto emergere le palesi contraddizioni nelle testimonianze deposte dai funzionari di Polizia tese a trovare giustificazione al loro intervento, rivelatosi del tutto ingiustificato e causa della degenerazione di una situazione fino a quel momento tranquilla”.

Le condanne vengono giudicate dal movimento come “uno scandalo”. “E’ evidente la volontà militante della procura romana di gestire le questioni sociali in termine di ordine pubblico e l’accanimento nei confronti di Paolo, ai domiciliari con Luca da oltre 60 giorni per le mobilitazioni contro il piano casa e il jobs act dei mesi scorsi, senza nemmeno la possibilità di recarsi a lavorare”.

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