Carrefour licenzia durante la settimana. E assume per i festivi
Diritti Negati In Piemonte caso incredibile: il gigante francese dei supermercati taglia 90 persone mentre aumenta il personale per le domeniche. Interrogazione di Grimaldi (Avs) I sindacati: hanno no all’aumento di ore per i part-time
Diritti Negati In Piemonte caso incredibile: il gigante francese dei supermercati taglia 90 persone mentre aumenta il personale per le domeniche. Interrogazione di Grimaldi (Avs) I sindacati: hanno no all’aumento di ore per i part-time
Le procedure di licenziamento collettivo sono quasi un triste dejà vu per chi lavora in Italia nel gigante francese dei supermercati ovvero Carrefour. E, così, tra i lavoratori e le lavoratrici (le donne sono in grande maggioranza) degli ipermercati della provincia di Torino il sentimento prevalente al recente annuncio di 90 esuberi, in cinque punti di vendita, è quello della rassegnazione. Misto rabbia, perché non ci si abitua mai.
AD ESSERE COINVOLTI sono addetti alla vendita degli ipermercati Carrefour di Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Collegno e Burolo, età media tra i 50-55 anni, già in cassa integrazione da nove mesi e, ora, considerati in esubero su un totale di 750 dipendenti, in tutto più del 10 per cento del personale. «Si tratta – sostiene Luca Sanna della Uiltucs – di una procedura di mobilità a dir poco contraddittoria. L’azienda parla di esuberi dal lunedì al sabato e, al contempo, lamenta una carenza di organico la domenica. Questo succede perché il 60% degli addetti non ha nel contratto individuale la domenica, giorno in cui l’azienda attinge da lavoratori interinali o in somministrazione. Come sindacati, abbiamo suggerito di incentivare, per chi vuole, il lavoro domenicale pagandolo di più, visto che ci sono molte lavoratici part-time che chiedono di elevare il monte ore settimanale per ragioni di reddito, perché con venti ore hai uno stipendio di 700 euro e non arrivi alla seconda settimana del mese. Questi licenziamenti, diciamola tutta, sono evitabili, basterebbe un modello organizzativo diverso».
IL PARADOSSO nell’ennesima procedura di licenziamento di Carrefour in Italia lo fa notare anche Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera, che sulla vicenda ha pronta un’interrogazione: «L’azienda lamenta carenza di organico nelle giornate di sabato e domenica, tutto perché non ha accolto la proposta dei sindacati di pagare chi vuole lavorare di domenica o aumentare le ore settimanali ai dipendenti con contratto part-time che lo chiedevano. Invece di incentivare all’esodo – aggiunge Grimaldi – l’azienda investa quelle risorse sui turni domenicali».
Tra le corsie dei supermercati la situazione non è serena. L’atteggiamento di Carrefour è sempre più simile a quello di una dismissione, ogni due anni la multinazionale denuncia crisi e avvia nuove procedure di licenziamento collettivo: «Con il criterio volontarietà, il lavoratore – spiega Sanna – accetta l’esodo ed entra in Naspi, ma non si possono risolvere i problemi delle aziende con risorse pubbliche. Troppo semplice. Alla base c’è una ristrutturazione che tende ad espellere chi è in età avanzata, l’ultima assunzione risale al 2008, e chi non ha la domenica lavorativa». Carrefour, dicendosi aperta al tavolo sindacale, si giustifica così: «Le dinamiche di mercato sfavorevoli, ormai strutturali, hanno reso necessario un ulteriore intervento con l’avvio di una procedura di mobilità nella provincia».
I SINDACATI (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs) reclamano un piano industriale, nonché investimenti sulle strutture considerate fatiscenti. Dieci anni fa il gruppo contava 26mila dipendenti, ora ne ha 16mila. L’«alleggerimento» è in linea con la scelta di puntare sul franchising per la gestione della rete in Italia, ribadita dal ceo Christophe Rabatel: «Siamo a metà strada – ha detto solo pochi giorni fa – e alla fine si rivelerà la scelta giusta, ma c’è ancora tanta strada da fare. Oggi abbiamo più di 900 negozi in franchising su più di 1.200 punti vendita totali, tre quarti dei nostri negozi sono in franchising». L’obiettivo è diventare il primo franchisor italiano. Un modello che ha toccato, per primo, i negozi più piccoli ma potrebbe allargarsi agli ipermercati. Ed è il timore che serpeggia nel Torinese: «Svuotano l’organico per venderci», dicono i lavoratori. L’8 novembre ci sarà il tavolo sindacale, poi potrebbe intervenire la regione Piemonte e non è detto che non vengano proclamati scioperi prima di Natale.
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