Carpentras, la Biblioteca sotto il Monte Ventoso
L’Inguimbertine: libri, dipinti, medaglie Un vero e proprio modello il riallestimento, nel settecentesco Hôtel-Dieu, della strepitosa biblioteca-museo di monsignor Inguimbert
L’Inguimbertine: libri, dipinti, medaglie Un vero e proprio modello il riallestimento, nel settecentesco Hôtel-Dieu, della strepitosa biblioteca-museo di monsignor Inguimbert
Adagiata ai piedi del Monte Ventoso, la cittadina di Carpentras è oggi conosciuta non solo per il suo ruolo di capitale del Contado Venassino ai tempi della cattività avignonese, ma anche perché ricca di ricordi petrarcheschi. Il giovanissimo poeta vi si stabilì infatti con la famiglia verso il 1311-’12 e si formò insieme al fratello Gherardo sotto la guida di un altro esule guelfo, Convenevole da Prato. Pur detestando la curia di Avignone (l’«avara Babilonia»), Petrarca trascorse molti anni nella ridente regione. Proprio da Carpentras partì in compagnia di Gherardo per effettuare la celebre ascesa al Monte Ventoso e a Valchiusa (oggi Fontaine-de-Vaucluse), a qualche chilometro da Carpentras, aveva raccolto una ricca collezione di libri, una vera e propria biblioteca, trasferita in seguito in Italia.
Quattro secoli dopo, Joseph-Dominique d’Inguimbert, nato a Carpentras nel 1683 e qui morto dopo una vita avventurosa nel 1757, lasciò alla sua città natale una prestigiosissima collezione di libri, stampe, dipinti, monete, medaglie e oggetti d’arte, una vera e propria «Biblioteca-museo», chiamata Inguimbertine.
Figlio primogenito di una famiglia della piccola e modesta nobiltà locale, dopo aver preso l’abito domenicano, si trasferì a Parigi agli inizi del Settecento per terminare la sua formazione presso il prestigioso collegio di Saint-Jacques. Se da adolescente aveva potuto studiare nelle ricche biblioteche di Aix-en-Provence, una volta giunto a Parigi, ormai ventenne, poté perfezionarsi in quelle ancora più ricche della capitale. Accolto poi nel convento domenicano della Minerva a Roma, dopo una prima crisi ascetica che lo portò a rinchiudersi nel monastero trappista di Buonsollazzo a Borgo San Lorenzo in Toscana, ritrovò i suoi confratelli domenicani di San Marco a Firenze. Cosimo III de’ Medici lo nominò allora docente di teologia scolastica all’università di Pisa nel 1713. Tuttavia, l’anno seguente, una nuova crisi mistica lo riportò dai trappisti di Buonsollazzo dove prese l’abito e scelse come nuovo nome Malachia, omaggio all’ultimo dei profeti minori del Vecchio Testamento. Dopo alcuni anni di vita errante tra Casamari, la Toscana e Roma, don Malachia d’Inguimbert fu scelto come confessore e segretario personale dal cardinale Lorenzo Corsini, futuro papa Clemente XII. Questi gli affidò poi l’incarico di riordinare la sua raccolta libraria, futuro nucleo della celeberrima biblioteca Corsiniana di via della Lungara, aperta al pubblico nel 1754. Anche se don Malachia non poté assistere al riordinamento definitivo della biblioteca dei Corsini, negli anni trascorsi tra Firenze e Roma aveva avuto modo di frequentare importantissime raccolte librarie e museali nonché conoscere personaggi di rilievo quali Antonio Magliabechi, il vecchio bibliotecario dei Medici, Giovanni Gaeatano Bottari, al servizio dei Corsini sin dal 1718, e Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV.
Con l’elezione pontificia del cardinale Corsini nel 1730, don Malachia conservò la sua posizione di prestigio e fu insignito del titolo di abbate commendatario di Cîteaux, casa madre dei Cistercensi, e di arcivescovo in partibus di Teodosia. Tuttavia l’odio del clan spagnolo – appoggiato dagli italiani – nei confronti del prelato francese costrinse il papa ad allontanare il suo confessore conferendogli la sede vescovile della sua città natale, Carpentras.
Monsieur d’Inguimbert ritrovò così la sua città natale, l’antica capitale del Contado, enclave papale che verrà incorporata alla Francia soltanto dopo la Rivoluzione. Nei suoi bagagli, il prelato aveva trasportato circa quattromila libri manoscritti e a stampa, monete, medaglie, dipinti, oggetti archeologici e tante altre curiosità accumulate durante il suo lungo e proficuo soggiorno italiano, sufficienti a creare una vera e propria biblioteca-museo nei pressi della cattedrale. Se la sua partenza precipitosa da Roma gli aveva impedito di conoscere la definitiva organizzazione della Biblioteca Corsiniana nel palazzo di via della Lungara, Monsignor d’Inguimbert ne conosceva perfettamente il contenuto e i criteri organizzativi voluti dal suo protettore romano.
Seguendo quindi l’esempio della biblioteca romana, il prelato francese fece disporre nella sua Musarum domus (Casa delle Muse) marmi antichi e stele, libri e dipinti, nonché medaglie e stampe. Erede della tradizione umanistica, la biblioteca Inguimbertine suggellava così il rapporto indissociabile tra testo scritto e immagini. Le collezioni furono ordinate dal prete romano Simone Ballarini, diventato in seguito conservatore della biblioteca dei Barberini. Nel 1745 Monsignor d’Inguimbert acquistò inoltre più di ventimila libri e oggetti appartenenti ai Tomassin de Mazargues, nobili di Provenza, che avevano a loro volta recuperato parte della biblioteca del celebre antiquario di Aix-en-Provence Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, morto più di un secolo prima.
Con l’autorizzazione di Benedetto XIV, Monsignor d’Inguimbert lasciò la sua biblioteca-museo agli abitanti di Carpentras e della diocesi con una rendita annua per coprire le spese del personale nonché effettuare nuove acquisizioni. Oltre ai numerosi manoscritti medievali, vanno segnalati preziosi codici provenienti dalle più importanti biblioteche italiane del Rinascimento – Aragona, Gonzaga, Este – nonché incunaboli, cinquecentine e seicentine di altrettanta illustre provenienza. Ritratti, vedute, dipinti religiosi e numerose copie da pittori italiani del Seicento completavano le collezioni lasciate da Monsignor d’Inguimbert ai posteri.
Diventate comunali dopo l’annessione della città alla Francia (14 settembre 1791), le collezioni della Biblioteca-museo furono trasferite nel 1847 con una parte degli antichi scaffali, in modo da preservare l’atmosfera settecentesca, nell’Hôtel de Rochegude, ampliato poi nel 1888 per poter accogliere altri doni di eruditi e benefattori locali. Tra questi, Casimir Barjavel (1803-’63), medico e sindaco della città nonché appassionato studioso di storia e tradizioni locali, lasciò le sue ricche collezioni all’istituzione. Parallelamente, importanti opere di artisti nati a Carpentrars, quali il ritrattista della regina Maria Antoniella Joseph Siffred Duplessis (1725-1802), il paesaggista Jean-Joseph-Xavier Bidault (1758-1846), o il pittore orientalista Jules Laurens (1825-1901), si aggiunsero alle collezioni dell’ormai secolare istituzione. Alcuni piccoli musei furono creati come satelliti delle raccolte librarie: un museo di belle arti (musée Duplessis), un museo archeologico, un museo di arti e tradizioni popolari (musée Comtadin) e infine un museo di arti decorative (musée Sobirats), tutti dipendenti dalla biblioteca-museo Inguimbertine.
L’insufficienza di spazi, la difficoltà di gestire questo patrimonio in apparenza eterogeneo e la necessità di poter disporre di una vera e propria biblioteca di lettura pubblica distinta da quella patrimoniale hanno spinto il comune a impegnarsi in un ambiziosissimo e costoso progetto: il trasferimento dell’insieme della collezioni librarie e artistiche nel settecentesco Hôtel-Dieu, ospedale della città fino al 2002, splendido edificio settecentesco anch’esso fondato da Monsignor d’Inguimbert. Il prelato aveva in effetti dotato la sua città di origine di un luogo per l’elevazione dello spirito e un altro per la cura del corpo…
Il nuovo millennio vede l’allora direttore dell’istituzione, l’energico Jean-François Delmas, appoggiato dai vari sindaci che si sono succeduti, intraprendere un’ambiziosissima campagna di studio e di restauro delle collezioni e soprattutto stilare un progetto scientifico e culturale, strumento indispensabile a qualsiasi cantiere finanziato dagli enti locali e dallo stato.
Il progetto scientifico e culturale – approvato dal comune, dalla direzione dei musei di Francia e dal servizio del libro e della lettura del Ministero della cultura nel 2009 – era particolarmente impegnativo e soprattutto costoso per una cittadina che conta poco più di trentamila abitanti.
Questo progetto si inserisce in un vasto movimento nazionale di restauro del patrimonio librario che ha conivolto piccole, medie e grandi biblioteche: dalla Bibliothèque humaniste di Sélestat alla Biblioteca nazionale e Universitaria di Strasburgo, dalla Médiathèque della città di Troyes a quelle dei Dominicains di Colmar, senza dimenticare il vasto cantiere del nuovo museo della Bibliothèque nationale de France, inaugurato nel settembre del 2022 (vedi «Alias-D» del 24 settembre 2023).
L’insieme delle collezioni dell’Inguimbertine hanno così trovato il loro scrigno ideale ne restaurato Hôtel-Dieu, uno degli edifici più vasti della regione dopo il Palazzo dei Papi di Avignone. Il progetto museografico affidato allo studio parigino l’Atelier Novembre ha permesso di dislocare su circa 10000 m² un’ampia biblioteca di lettura pubblica al piano terra, mentre al primo piano hanno trovato posto i manoscritti, i libri antichi nonché l’insieme della collezioni museali distribuite su circa 1 800 m² senza dimenticare le varie sale destinate alla didattica, al multimediale, alle mostre temporanee, alla libreria e alla caffetteria.
Bisogna sottolineare e lodare lo sforzo e soprattutto l’investimento di più di venti milioni di euro da parte di una cittadina di provincia, cui vanno aggiunti i circa dieci milioni aggiunti dal Ministère de la culture nonché i cinque milioni finanziati dalla regione e dalla provincia.
Gli abitanti della città non possono che essere orgogliosi e fieri di frequentare questa prestigiosissima istituzione culturale, aperta definitivamente al pubblico lo scorso aprile. La denominazione ufficiale adottata dopo i restauri, «Inguimbertine Bibliothèque Musée», prolunga nella contemporaneità la memoria dell’illustre fondatore, che sicuramente avrebbe gradito la fruizione pubblica del patrimonio artistico e libraio da lui amorevolmente costituito.
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