Editoriale

Caro Viale, l’Expo sarà verde e sostenibile

La polemica 50 ettari di parco, il 54% del sito destinato a verde, 200mila, benvenuti, posti di lavoro

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 22 maggio 2014

Ho letto l’articolo di Guido Viale su Expo e siccome il suo giudizio è costruito anche su informazioni inesatte, credo sia mio dovere correggerle e spiegare le scelte della mia amministrazione. Ogni opinione, naturalmente, è lecita; però dire che Expò sarà una colata di cemento, mentre l’eredità di Expo sarà un parco di quasi 50 ettari, uno dei più grandi d’Europa, non ha niente a che vedere con il legittimo dissenso.Parto anch’io dalla campagna elettorale per ricordare che nel programma della coalizione, voluto da tutti i partiti che mi sostenevano – da Prc a Sel al Pd – non c’era scritto da nessuna parte che Milano avrebbe abbandonato l’Expo.

Anzi, c’era scritto che si trattava di un appuntamento irrinunciabile. Certo, tutti, a cominciare da me, promettevano un Expo ben diversa da quella descritta nell’articolo di Guido Viale e questa promessa è stata mantenuta.

Expo non sarà semplicemente un’esposizione universale; sarà una vetrina di contenuti. Come a Kyoto si sono gettate le basi per combattere i cambiamenti climatici, a Milano in occasione di Expo, quando avremo qui 140 Paesi, getteremo le basi di una nuova e più sana politica alimentare che lotti contro la fame nel mondo, gli sprechi alimentari, l’accaparramento dei terreni agricoli dei paesi poveri, che sia per l’acqua bene comune, per la sostenibilità della catena alimentare.

Leggo equivoci anche sul dopo Expo. Su quelle aree – che non abbiamo scelto noi – non ci sarà nessuna speculazione edilizia o finanziaria. Il 54 per cento del sito sarà destinato a verde e la restante parte ad un grande progetto, scelto attraverso un bando trasparente e aperto a tutti, che abbia anche una utilità pubblica. Lascito di Expo sarà anche una storica e bellissima cascina milanese, la Cascina Triulza, ristrutturata dopo anni proprio per questa occasione. Sarà la sede del volontariato, della cooperazione internazionale, delle Ong, dell’associazionismo sociale. Un sede permanente, definitiva, che rimarrà anche dopo il 2015. E la Darsena, il vecchio porto di Milano, sarà riaperto dopo decenni di abbandono.

In momenti difficili come questi, confesso che non trovo per niente da snobbare nemmeno la possibilità di avere oltre 200 mila posti di lavoro. O gli effetti positivi sul Pil e sull’occupazione che continueranno fino al 2020, generati da un indotto che sarà di dieci miliardi di euro.

Comunque, anche per me, sono i contenuti l’aspetto più importante. E in questo abbiamo avuto fortuna: l’Expo, per una questione di reputazione internazionale, avremmo dovuto farla comunque, a meno di non fare davanti mondo la figura di una repubblica delle banane, però farla sul tema della nutrizione ci consente di avere un peso su un tema fondamentale. E su questo, forse a Viale è sfuggito, stiamo lavorando con le migliori intelligenze, a partire proprio da Carlin Petrini che con Slow Food avrà un ruolo decisivo sui temi cardine dell’Esposizione.

Credo che Viale giudichi la città in base a degli stereotipi: vero che il Salone del Mobile è un momento magnifico. Ma, caro Guido, c’è anche altro: Book City riempie la città di eventi legati alla lettura e avresti dovuto essere con noi la settimana scorsa, quando il progetto Piano City ha acceso la città di oltre trecento concerti in ogni angolo di Milano. Tutte iniziative legate ad ‘Expo in città’. Avresti visto – e non è un’esagerazione – persone felici, come saranno felici le persone che lunedì saranno in Piazza Duomo per ascoltare gratuitamente la Filarmonica della Scala.

Diciamo che il modello–salone, nell’accezione di coinvolgere il maggior numero di persone possibili, di toccare con iniziative ogni zona della città, di fare cultura diffusa, è il nostro modello. E così sarà, naturalmente, per Expo, quando Milano sarà una città ancora più accogliente, allegra, aperta. Pronta a ricevere tante persone che arrivano da tutto il mondo, non certo per scambiare affari, ma per scambiare conoscenza e immaginare un futuro migliore per tutti.

Capisco che nessuno sia profeta in patria, però per uscire da un certo pessimismo cosmico, suggerisco di dare una scorsa ai giornali stranieri: ieri eravamo su Le Monde, apprezzati per avere vinto un premio importante dell’Ocse, primi tra tutte le città europee. Una sorta di ‘Oscar’ per quanto abbiamo fatto e stiamo facendo per la mobilità sostenibile. Siamo stati chiamati a far parte dei C-40, le città leader nelle politiche ambientali. Ci chiedono il know how per la raccolta differenziata visto che siamo insieme a Vienna al livello più alto tra le grandi città d’Europa. Insomma, non mi sembra affatto che abbiamo perso un’occasione. Piuttosto, l’occasione, abbiamo saputo coglierla, ora dobbiamo coltivarla insieme a tutte le forze sane del Paese. Altro che cemento…

 

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