Economia

Caro prezzi: banche più ricche, famiglie più povere

Caro prezzi: banche più ricche, famiglie più povere

La denuncia Cgia: "Dagli anni della pandemia ad oggi gli istituto di credito hanno guadagnato più del 58% mentre le famiglie hanno perso 25 miliardi di euro in risparmi. Il ruolo delle politiche monetariste della Bce, la necessità di tassare gli extraprofitti"

Pubblicato più di un anno faEdizione del 18 giugno 2023

Banche più ricche e famiglie più povere con una delle inflazioni più alte in Europa: l 7,6% a maggio. La denuncia è dell’ufficio studi della Cgia secondo la quale nel 2022 gli istituti di credito italiani hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili, 8 miliardi in più rispetto al 2021 (+58 per cento). I risparmi delle famiglie italiane, invece, tra il marzo dell’anno scorso e lo stesso mese di quest’anno hanno subito una riduzione pari a 25,2 miliardi di euro.

La clamorosa divergenza è uno degli effetti dello tsunami che sta sconvolgendo il nostro paese nel silenzio del governo e nell’apatia senza idee delle pallide e legnose opposizioni. L’aumento dei tassi di interesse disposto dalla Banca Centrale Europea, nella singolare gara al rialzo con la Federal Reserve americana, è la concausa di questo fenomeno. L’obiettivo di raffreddare il caro prezzi è lontano, come ha ammesso la presidente della Bce Christine Lagarde, in compenso salari e risparmi pagano l’orientamento delle sue politiche monetariste.

Se a giugno del 2022 il tasso principale di rifinanziamento della Bce era pari a zero, a partire dal prossimo 21 giugno toccherà il 4 per cento, ricorda la Cgia. Rispetto a dodici mesi fa, coloro che oggi chiedono un prestito o hanno un mutuo a tasso variabile hanno subito un aumento del costo del denaro molto importante, assicurando un vantaggio economico in particolar modo a chi per mestiere presta denaro: le banche. Tale situazione, con una inflazione quasi a due cifre, ha contribuito a erodere i nostri risparmi. Le famiglie hanno iniziato ad attingere ai risparmi le somme necessarie per fronteggiare il caro vita. Per contrastare questo processo il governo potrebbe mettere in campo una politica redistributiva attingendo agli extraprofitti nei settori creditizi, energetici, farmaceutici. Unica misura che potrebbe contrastare la perdita di potere d’acquisto.

Altro capitolo sarebbe quello dei rinnovi contrattuali, bloccati in alcuni casi «da oltre 5 anni, da molto prima del Covid, riguardano 7 milioni di lavoratori di tutti i settori – sostiene Lando Maria Sileoni (Fabi) – Qualcuno ci deve spiegare come si possa far ripartire i consumi senza rinnovo dei contratti nazionali con stipendi di persone che arrivano al massimo al 20 del mese».

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