«Caro Emiliano, sull’acqua faccia una scelta davvero pubblica»
La lettera-appello di Riccardo Petrella L'Acquedotto pugliese è a un bivio: la decisione del governatore sui futuri assetti è fondamentale perché resti un bene comune
La lettera-appello di Riccardo Petrella L'Acquedotto pugliese è a un bivio: la decisione del governatore sui futuri assetti è fondamentale perché resti un bene comune
*Caro Presidente della Regione Puglia,
Lei è cosciente di essere al centro di una grande attesa. Non solo da parte dei cittadini pugliesi che da più di dieci anni si sono impegnati con vigore e spirito civico in favore della ripubblicizzazione dell’Aquedotto pugliese ( Aqp, ancora oggi SpA, società di natura privata), ma anche da parte di cittadini delle altre regioni italiane ed europee. Sì, perché l’Aquedotto pugliese costituisce uno dei maggiori simboli della storia e della cultura dell’acqua in Europa, per cui la svolta che lei darà alla biforcazione davanti la quale si trova l’Aqp, sarà di grande rilevanza storica, politica, sociale e culturale a livello italiano, europeo e internazionale.
Lei, presidente Emiliano, può scegliere di proporre la trasformazione dell’Aqp in una azienda speciale pubblica. Ciò è giuridicamente possibile. In questo caso, lo farà perché convinto che il recupero della natura pubblica del servizio idrico integrato è fondamentale per fare dell’Aqp del XXI secolo uno strumento efficace, trasparente e partecipato al servizio della effettiva concretizzazione del diritto dell’accesso all’acqua per la vita per tutti i cittadini nelle zone di responsabilità dell’Aquedotto.
Non si tratta di cambiare unicamente il regime giuridico dell’acquedotto né il cappello dei titolari formali del governo delle risorse idriche disponibili. In un’epoca dove la grande maggioranza delle classi dirigenti europee ha smantellato il sistema dei diritti umani e il welfare, ha mercificato ogni forma di vita e ha abbandonato i beni comuni (e i servizi pubblici) alle logiche dell’appropriazione privata e dell’arricchimento dei più forti, la «ripubblicizzazione» – nel senso sopra descritto – dell’Aqp sarà salutata dai più come una sana rivoluzione.
Al contrario, lei può scegliere di mantenere l’Aqp SpA modificandone i detentori del capitale nel senso di aprirlo all’insieme dei Comuni proprietari delle infrastrutture dell’Aqp. In questo caso, avrà fatto fare un passo avanti in più sul cammino della privatizzazione e della finanziarizzazione dell’Aqp. Le ragioni date in favore di questa scelta sono principalmente due: aumentare le risorse finanziarie dell’Aqp alleviando nello stesso tempo il peso sulle spalle della Regione; consentire ai Comuni di avere formalmente più voce in capitolo nella gestione dell’Acquedotto.
L’esperienza quasi ventennale delle regioni dove tale scelta è stata operata – penso all’Emilia Romagna, alla Toscana, al Veneto, alla Liguria – non lascia dubbi. In pochi anni le imprese idriche SpA a capitale pubblico si sono tramutate in multiutilities, il capitale è stato aperto sempre di più al capitale privato specie alle multinazionali private francesi.
Le imprese sono entrate in borsa. I Comuni hanno visto evaporare ogni loro reale partecipazione alla gestione e al controllo dell’impresa. Molti di essi hanno venduto le quote, in parte o totalmente, per «fare cassa» . I fenomeni di fusione e di acquisto delle imprese più piccole hanno accelerato i processi di concentrazione finanziaria , industriale e commerciale, tanto che si parla oramai di una tendenza forte verso la formazione in Italia di 5-6 megaimprese pluriregionali.
Il fenomeno investirà anche il Mezzogiorno e si parla del progetto di un Aqp a dimensioni aziendali finanziarie e commerciali «meridionali». Il tutto in un contesto di «gestione» sottomessa agli imperativi della competitività tecno-industriale e del rendimento finanziario. In questo contesto, l’occupazione e le condizioni di lavoro (diritti) dei dipendenti sono diventate delle variabili secondarie. I diritti dei «consumatori» sul piano della qualità dell’acqua e dell’informazione sui costi reali una pratica fondamentalmente retorica.
Se lei, presidente Emiliano, effettuasse questa scelta, il futuro dell’Aqp è già prefigurato da imprese quali Acea, Hera, Iren… Ma l’Aqp lo diverrebbe in ritardo e quindi in posizione di debolezza. Il rischio fra 20-30 anni di essere «incorporato» dalle imprese più forti è piuttosto elevato. Non credo che questo possa essere il suo obiettivo e auspicio.
In quale storia vuole entrare e fare entrare l’Aqp e la Puglia? Nella storia della ripubblicizzazione? In essa, lei resterà nella memoria in un contesto di rispetto e di stima. Nel caso in cui scegliesse di entrare nella storia del futuro dell’Aqp alla Acea, Hera, Iren lascio a lei immaginare lo scenario.
*Riccardo Petrella, autore della lettera appello, è stato presidente dell’Aquedotto pugliese negli anni 2005-6.
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