Caro Emiliano, rompi il silenzio sull’Acquedotto
Caro Presidente Emiliano, Come ben sa, l’acquedotto pugliese, il più grande d’Europa, è un simbolo sociale che, per la sua storia, va ben oltre la sua funzione di erogazione del […]
Caro Presidente Emiliano, Come ben sa, l’acquedotto pugliese, il più grande d’Europa, è un simbolo sociale che, per la sua storia, va ben oltre la sua funzione di erogazione del […]
Caro Presidente Emiliano,
Come ben sa, l’acquedotto pugliese, il più grande d’Europa, è un simbolo sociale che, per la sua storia, va ben oltre la sua funzione di erogazione del servizio idrico. La Regione Puglia, dando più volte mandato al sottoscritto, si è battuta, nel recente passato, e con successo, affinché in Corte costituzionale fosse rispettato l’esito referendario, avverso ripetuti tentativi di aggirarlo, o peggio ancora, di negarlo da parte dei governi Berlusconi e Monti.
Proprio quell’esito referendario che nel giugno del 2011 vide circa 27 milioni di cittadini esprimersi contro la privatizzazione della gestione delle risorse idriche; esito che, come ha affermato appunto la Corte costituzionale con sentenza n. 199 del 2012, attraverso una lettura attenta dell’articolo 1 della Costituzione, e soprattutto, della nozione di sovranità popolare, stabilisce che il legislatore debba rispettare quanto espresso dai cittadini con il voto referendario..
Quindi, per rispettare nel pieno la volontà referendaria, occorre che la gestione dell’acqua sia affidata ad un soggetto di diritto pubblico, fisiologicamente estraneo alle logiche del mercato e del profitto. Questa scelta, come affermato dalla Corte costituzionale, è assolutamente in linea con il diritto europeo. Inoltre, va detto che, con la recente approvazione del decreto Madia (c.d. testo unico sulle partecipate pubbliche), le forme giuridiche della s.p.a., a capitale interamente pubblico, e della società mista risultano fortemente ridimensionate.
Sempre in una logica fortemente restrittiva della presenza delle spa pubbliche, nell’ambito dei servizi pubblici locali, il Decreto Madia sulle partecipate prevede che entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo sulle partecipate, debba essere effettuata una ricognizione straordinaria da parte delle amministrazioni pubbliche, per verificare quali società non corrispondono ai criteri per mantenere la partecipazione da parte dell’ente.
Quindi, in tale contesto, trasformare AQP da una SpA in un’azienda speciale significherebbe anche sottrarsi all’obbligo di ricognizione e, dunque, scongiurare il rischio di dover essere costretti a porre le azioni sul mercato.
In questo scenario Lei, recependo la mozione approvata dal Consiglio regionale il 21 febbraio 2017 e sollecitata dai cittadini tramite il Comitato pugliese “Acqua bene comune” e le altre realtà aderenti alla campagna “Acqua e Democrazia”, ha proposto alla Giunta e ottenuto l’istituzione di un tavolo tecnico (Deliberazione GR n. 370 del 21/03/2017) presso l’istituzione da Lei presieduta, con l’obiettivo indicato dal Consiglio di “delineare soluzioni tecnico-giuridiche che consentano di garantire la gestione pubblica del Servizio idrico integrato (SII), in conformità alla volontà popolare espressa nel referendum 2011, allo scadere della concessione ad Acquedotto Pugliese S.p.A.” e, pertanto, di verificare la percorribilità e sostenibilità giuridica di un percorso teso a trasformare la società per azioni, che gestisce l’acquedotto pugliese, in un’azienda speciale; soggetto di diritto pubblico, che trova il proprio fondamento giuridico nell’art. 43 Cost. e nello stesso articolo 75 Cost., in relazione ad un possibile tradimento della volontà popolare e dell’inequivoco risultato politico espresso.
Su questi presupposti, mi è stato chiesto di partecipare al tavolo tecnico, proprio per dare il mio contributo giuridico, in ordine alla definizione del processo di trasformazione. Ho accettato con entusiasmo, e in tal senso,.ho redatto e – in data 17 maggio – posto all’attenzione del tavolo tecnico una bozza di articolato con la quale si delinea il processo di trasformazione e la sua piena sostenibilità giuridica. Il documento, a seguito di opportune osservazioni, è stato integrato e consegnato alle istituzioni in via definitiva.
Ora, caro Presidente, non si pretende ovviamente che quel testo venga dall’Istituzione da lei presieduta ratificato, ma perlomeno che costituisca oggetto di un dibattito e di una risposta. Ad oggi tutto tace e l’affidamento della gestione ad AQP, come Lei sa bene, è in scadenza.
Io resto a Sua disposizione per un confronto, ma credo che tutti i cittadini pugliesi abbiano il diritto di ricevere una risposta al progetto dettagliato che oggi sta sulla Sua scrivania.
* Ordinario di diritto costituzionale, ex-assessore al Comune di Napoli ai beni comuni e alle risorse idriche
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