Caro affitti, se il governo dorme gli studenti tornano in tenda
Mobilitazione degli universitari a Roma, Torino, Bologna, Perugia, Lecce e Palermo. L’Udu chiede due miliardi di euro al governo per il diritto allo studio
Mobilitazione degli universitari a Roma, Torino, Bologna, Perugia, Lecce e Palermo. L’Udu chiede due miliardi di euro al governo per il diritto allo studio
«Il governo dorme, ma noi dove dormiamo?», si legge sullo striscione degli studenti accampati con una trentina di tende da domenica sera davanti all’Università la Sapienza a Roma. È iniziata ieri infatti la mobilitazione «Vorrei un futuro qui» dell’Unione degli Universitari (Udu). Iniziative di protesta contro il caro affitti e la carenza di alloggi a prezzi accessibili per gli studenti sono in corso a Torino, Bologna, Perugia, Lecce e Palermo. Altre 20 città si uniranno alla protesta nei prossimi giorni. L’Udu ha invitato la ministra Bernini «a passare» a trovarli. L’Udu chiede due miliardi di euro al governo per il diritto allo studio: «Serve urgentemente un investimento in studentati pubblici, borse di studio, fondo affitti, salute mentale e contrasto al caro libri. Non si tratta di una cifra irraggiungibile: l’Italia investe sull’istruzione terziaria soltanto lo 0,7% del Pil, contro l’1,1% della media Ocse».
IL MINISTERO, per parte sua, ha ricominciato a dare numeri e dati non verificabili, già diffusi in occasione di un webinar il 12 giugno scorso, sugli oltre 8 mila posti, di cui due terzi già esistenti ma finanziati con la prima parte del Pnrr per un totale di 278 milioni di euro. Di questi circa 8.500 nuovi posti oltre 6mila sono privati. Secondo il ministero il 20% dei posti (1.260) sarebbero destinati al diritto allo studio. Ma il vincolo non è ufficiale e gli accordi sui posti sono demandati a convenzioni tra gestori, enti per il diritto allo studio e università.
Un altro nodo irrisolto è quello dei canoni. Secondo il decreto che istituisce il Fondo housing universitario da 660 milioni di euro (che potrebbe aumentare di 300 milioni se la Commissione europea approverà la richiesta) i canoni da scontare del 15% sarebbero definiti con parametri che faranno lievitare i canoni, come «i valori di mercato di riferimento» e i servizi offerti – come il cambio delle lenzuola, palestre, aule studio. Il paradosso inoltre è che grazie al regime fiscale agevolato i privati che realizzano student housing pagano meno oneri di urbanizzazione, che servono a finanziare i servizi pubblici, per poi vendere a caro prezzo i servizi privati e giustificare canoni più alti di quelli di mercato.
SOLLECITATO dal movimento Tende in Piazza, il Comune di Milano sta ragionando anche su questo. «Occorre un cambio di paradigma. Stiamo ragionando sulla definizione di un set di servizi convenzionati e su un tetto ai costi accessori. Il tema riguarda tutto il social housing», ha spiegato l’assessore alla casa Pierfrancesco Maran. Venerdì scorso il movimento Tende in Piazza ha discusso con il sindaco Sala le proprie proposte tra cui la modifica dei criteri di convenzionamento con gli studentati privati, l’aumento degli oneri di urbanizzazione, l’ampliamento della quota di alloggi sociali. Secondo Maran le proposte sono in linea con quanto il comune sta elaborando per l’aggiornamento del Piano di governo del territorio.
Sul tema studentesco, Maran ipotizza la realizzazione di uno “studentato diffuso” in città con un investimento di circa 15 milioni di euro per ristrutturare 300 alloggi pubblici, oggi sfitti perché in cattivo stato di manutenzione, da locare a canoni di 250 euro a posto per gli studenti nelle graduatorie per il diritto allo studio, e a 350 euro per gli altri. Il Comune ha partecipato all’avviso del ministero per il reperimento di immobili da destinare a studentati, e il progetto potrebbe partire già a gennaio. Per la gestione dei posti, Maran è aperto a ipotesi come la nascita di nuovi soggetti, come cooperative di studenti. «Proviamo a dare un segnale politico di risposta alla mobilitazione», ha detto. Gli studenti però non vogliono sottrarre alloggi a chi è in attesa di una casa popolare. «Si può ragionare sulle case che non rispettano le soglie minime per l’assegnazione», ha detto Barbara Morandi delle Tende in Piazza.
INTERVENENDO all’assemblea Assimpredil-Ance a Milano, Salvini ha di nuovo annunciato un nuovo piano casa, non per «gli attendati» ma «per tutta quella borghesia» che non accede al mercato privato o a un alloggio popolare. La prima riunione operativa per questo piano si dovrebbe tenere oggi, secondo l’annuncio del vice premier. Ma nella realtà, un piano ancora non c’è.
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