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Carne coltivata, una legge dannosa inutile e ideologica

Carne

Con grande gioia del Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini, il Parlamento ha approvato una legge che vieta in Italia la produzione e la commercializzazione […]

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 23 novembre 2023

Con grande gioia del Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini, il Parlamento ha approvato una legge che vieta in Italia la produzione e la commercializzazione della carne «sintetica».

Già la terminologia usata dai suoi sostenitori la dice lunga sull’impostazione antiscientifica del provvedimento: nel resto del mondo questa carne non viene chiamata «sintetica», ma «coltivata» o «colturale» in quanto ricavata da colture cellulari. Se per i promotori l’obiettivo era difendere la salute dei cittadini, gli interessi del comparto e il nostro patrimonio agroalimentare, in realtà la legge approvata si dimostra inutile, ideologica e dannosa.

Inutile, perché la carne colturale non può ancora essere commercializzata. Si è vietato un prodotto inesistente che però, se fosse autorizzato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), sarebbe comunque venduto in Italia, non potendo il nostro Paese opporsi alla sua importazione e distribuzione.

Ideologica, perché Governo e Parlamento si sono adeguati alle richieste di Coldiretti – ormai vero ministero dell’agricoltura – senza seguire le indicazioni del mondo scientifico e di organismi internazionali come Oms o Fao per i quali è necessario investire anche nella ricerca sulla carne colturale per avere, in futuro, proteine non ricavate da allevamenti intensivi, colpevoli di contribuire al cambiamento climatico e di causare inquinamento, consumo di energia e risorse (a iniziare dall’acqua), nonché enormi sofferenze agli animali.

Dannosa, perché i suoi unici effetti saranno marginalizzare la ricerca italiana e impedire una futura produzione nazionale. Oltre ad esporre l’Italia ad una procedura di infrazione se il divieto fosse mantenuto dopo l’eventuale autorizzazione dell’Efsa. È paradossale, poi, che Governo e Parlamento si richiamino al principio di precauzione che invece fanno finta di ignorare quando devono decidere sul glifosato! In maniera più seria, pur studiandone attentamente gli eventuali effetti dannosi, si sarebbe dovuta lasciare aperta la possibilità di produrre proteine animali sane e a basso impatto sull’ambiente e sul benessere animale, impegnandosi per ridurre i danni dell’attuale agroindustria fatta di allevamenti industriali e pesticidi, i cui pericoli per salute umana e ambiente sono accertati.

La legge però raggiunge la sua apoteosi quando vieta l’utilizzo di nomi che fanno riferimento alla carne per prodotti a base vegetale. Una disposizione che dimostra scarsa considerazione dell’intelligenza dei consumatori e limitata conoscenza della tradizione culinaria dove alcuni termini sono utilizzati sia per ricette a base di carne che a base vegetale. Ma un obiettivo la legge lo centra: accontentare Coldiretti il cui Presidente, con la sua claque filogovernativa, durante il voto finale alla Camera ha pure spintonato due deputati colpevoli di non pensarla come lui (e immaginate cosa sarebbe successo se lo avesse fatto un giovane di Ultima Generazione…).

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