Martire della censura, ma per un giorno solo. La giornata di ieri del fisico Carlo Rovelli, uno degli autori italiani più venduti e apprezzati nel mondo, si era aperta con la notizia della sua esclusione dall’edizione 2024 della fiera del libro di Francoforte. La Buchmesse è il principale appuntamento dell’editoria europea e l’Italia sarà l’ospite d’onore del prossimo anno. Rovelli era stato incaricato da tempo di rappresentare la nostra editoria alla cerimonia inaugurale.

MA DOPO IL SUO INTERVENTO antimilitarista al concerto del primo maggio, ieri il capo delegazione Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), ha deciso di cancellare la sua presenza. «Il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del 1 maggio mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi».

Apriti cielo. I più hanno pensato che l’esclusione di Rovelli dalla delegazione italiana fosse stata richiesta dal ministro della Difesa Guido Crosetto, bersaglio di Rovelli al Concertone. Crosetto però si è smarcato dalle accuse: «Qualcuno decide che Carlo Rovelli non parteciperà alla Fiera di Francoforte. A quanto leggo dalla lettera che lui stesso ha pubblicato, è un suo amico. Lasciatemi fuori dalle polemiche». Levi in effetti non è un uomo della destra. È stato deputato per Ulivo e Pd, sottosegretario all’editoria nel secondo governo di Romano Prodi, di cui è stato anche portavoce.
Crosetto stesso ha chiesto a Levi di ripensarci, spingendo persino il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a schierarsi contro l’esclusione di Rovelli.

LE PROTESTE PIÙ DURE sono arrivate dal mondo della cultura. Michela Murgia aveva comunque puntato il dito contro il governo. «Levi toglie la voce a Rovelli parlando di imbarazzo istituzionale. L’imbarazzo lo crea questo esecutivo e non è solo istituzionale: è sociale, costituzionale, morale». Sulla stessa linea la filosofa Donatella di Cesare: «Solidarietà a Carlo Rovelli bersaglio del regime postfascista e bellicista di Giorgia Meloni».
Altri invece hanno preso per buona la versione di Crosetto. Teresa Cremisi e Roberto Colajanni, vertici dell’Adelphi che pubblica Rovelli, avevano parlato di «autocensura da parte dell’Associazione Italiana Editori, una pratica imbarazzante in ogni paese che si definisca libero». Solidali Feltrinelli e Mondadori. E il comitato di presidenza dell’Aie, capito il clima, si è riunito d’urgenza per chiedere al suo presidente di rimangiarsi tutto.

ERA INTERVENUTO pure Nicola Lagioia, autore e direttore del Salone internazionale del libro di Torino denunciando un clima mefitico. «L’autocensura – aveva detto al manifesto – è un problema che riguarda la nostra editoria. La storia della cultura italiana è abituata a intellettuali che dicevano le cose più indigeribili o paradossali, ma che dovevano poterle esprimere, altrimenti tutto il sistema dell’editoria, della cultura e della democrazia viene meno. Quando le opinioni sono sbagliate ne paghiamo le conseguenze, venendo criticati anche duramente com’è legittimo. Ma non azzittiti». Ne aveva approfittato per un invito in extremis a Rovelli, che aveva declinato da tempo la proposta per Torino a causa di impegni personali. «L’invito a Rovelli è sempre valido, saremmo felici di ospitarlo. Ci piacerebbe dare un segnale diverso a quello di queste ore» aveva detto Lagioia.
Il pressing ha avuto successo. In serata è lo stesso Levi a comunicare una clamorosa marcia indietro: «Rinnovo l’invito al professor Carlo Rovelli – scrive in una nota – a partecipare alla cerimonia di inaugurazione di Francoforte 2024, per condividere con tutti noi la bellezza della ricerca e il valore della conoscenza». Tutto a posto? Non proprio. Non sapremo mai se sia stata la rapacità o un eccesso di zelo a tentare di far fuori Rovelli. Ma il rapporto tra cultura e governo non è mai stato così teso.