Carlo Nordio, ministro della Giustizia
«Nordio parla tanto ma conclude poco, era così anche da pm. Per cui, tutto sommato, potrebbe essere un ministro della giustizia meno pericoloso». La confidenza di un magistrato – che lasceremo anonimo – al recente congresso nazionale dell’Anm fotografa insieme le preoccupazioni e le speranze delle toghe italiane. Che tra una candidata gradita a Berlusconi e uno gradito a Meloni preferiscono quello che piace meno al Cavaliere. E non perché Carlo Nordio è un magistrato mentre Elisabetta Casellati, la mancata ministra della giustizia, passata alle riforme, un’avvocata. Perché Nordio da 30 anni mette le dita negli occhi alla sua categoria.
ERA FAVOREVOLE a una soluzione politica per Tangentopoli già nel 1992, è per la separazione delle carriere, per la responsabilità civile diretta dei magistrati, per l’abolizione della legge Severino – ma non subito, per il dispiacere di Berlusconi – è arcinemico delle toghe presenzialiste e dichiaratrici. Ma è sempre presente e dichiara su tutto. Conosciamo le sue preferenze in materia di riforme costituzionali – è per il semipresidenzialismo, al quale vuole arrivare con un’assemblea Costituente – che sono quelle della turboliberista fondazione Einaudi di cui è consigliere di amministrazione. Si professa garantista, ma nel settembre del 2000 inciampò in una brutta storia. Pm di turno a Venezia, convalidò il sequestro dell’auto di un cliente di una prostituta che i carabinieri si erano messi in testa di perseguire per favoreggiamento. Il giovane rimasto a piedi si tolse la vita per lo scandalo. Nordio, dopo aver accolto la richiesta dei carabinieri, li criticò pubblicamente.
E per allontanare il sospetto che le direttive sul perseguimento dei clienti delle prostitute venissero dalla procura, in un’intervista al Corriere della Sera disse che gli ordini arrivavano direttamente dal Viminale (il governo era, neanche a dirlo, di centrosinistra). Per questa serie di esternazioni il Csm decise di aprire un fascicolo contro di lui. Così come anni prima era stato sottoposto a provvedimento disciplinare dall’Anm per aver attaccato i magistrati di Mani pulite.
Nordio è già stato al ministero della giustizia, componente della commissione che doveva riscrivere il codice penale con il ministro leghista Castelli. È stato consulente di diverse commissioni parlamentari. Chiamato dalla destra a parlare contro il disegno di legge Zan, ha pensato bene di proporre un parallelo tra omosessualità e pedofilia, definendo quest’ultima un orientamento sessuale. A inizio anno è stato il candidato di bandiera di Meloni per la presidenza della Repubblica, esperienza dalla quale è uscito, come ha raccontato in un’altra intervista, con un’amicizia con la leader di Fratelli d’Italia e una convinzione: «Non entrerò in politica». Entra direttamente al governo.
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