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Carlo Delle Piane, anomalia delle cento pellicole

Carlo Delle Piane, anomalia delle cento pellicole

Pagine «Carlo Delle Piane – L'uomo che ho amato», Martin Eden

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 9 dicembre 2023

Carlo Delle Piane non ha certo bisogno di riscoperte postume o di risarcimenti tardivi. Forte di una filmografia sterminata (oltre cento pellicole), ha lavorato fin da bambino con i più grandi registi e attori italiani in ruoli comico-brillanti molto diversi rimasti iconici e grazie all’incontro con Pupi Avati che segnò una svolta professionale cominciò a misurarsi anche con personaggi drammatici. Un sodalizio che culminò nel 1986 nella Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival del cinema di Venezia per «Regalo di Natale». È stato un interprete che non è mai passato inosservato, prolifico, popolare, amato dal pubblico e dalla critica, premiato, pur appartenendo a quella categoria di attori italiani che per «anomalie» fisiche e irregolarità espressive, sono stati spesso relegati nei ruoli di caratterista soprattutto per l’incapacità del nostro cinema – a differenza di quello americano – a lavorare sui corpi e le facce privilegiando il talento e trasformando l’eccezione in una tipologia funzionale alla storia e al contesto.

Bene ha fatto quindi la piccola ma agguerrita e creativa casa editrice napoletana Martin Eden gestita dai fratelli Gianluca e Ilena Ragosta, a pubblicare nella collana Galassia Gutenberg la biografia «Carlo Delle Piane – L’uomo che ho amato» (pp. 139, euro 14,00). E non è un caso che l’ha scritta Anna Crispino, la compagna storica dell’attore che ha sposato solo nel 2013. Solo lei poteva raccontare il Delle Piane uomo del quale si sa poco o nulla, descriverlo dall’«interno» della sua complessa personalità. Napoletana che vive da molti anni a Roma, cantante ed esperta in musicoterapia, docente presso il Laboratorio di Arti Sceniche, la Crispino ci fa scoprire le dolcezze, i limiti, il rapporto con la musica e con le città da lui amate, gli aspetti più intimi e nascosti. «Questo libro ha la sacralità di un diario d’amore» scrive Pupi Avati in apertura della sua bella prefazione (la postfazione è di Pedro Armocida). E in effetti l’autrice con uno stile fluido, piacevole e incisivo riesce a far appassionare il lettore alla vita privata dell’attore e soprattutto incastrando abilmente ricordi, aneddoti e testimonianze, a far emergere l’interazione tra l’uomo e l’attore, il peso che hanno avuto certe sue debolezze, certe sue manie, certe sue fissazioni sulle scelte ma anche non-scelte artistiche. Strutturato in undici capitoli ognuno dei quali si apre con lo stralcio di una poesia, un racconto, una riflessione di intellettuali come Coelho, Brel, Billie Holiday, Marquez, Battiato ( l’undicesimo «Ti ricordi Carlo ? » raccoglie ricordi e testimonianze di vari artisti e amici dell’attore), il volume ci fa entrare gradualmente nel mondo privato di Anna Crispino e Carlo Delle Piane aggiungendo un tassello illuminante a quello che conoscevamo dell’artista. Avati nella prefazione sintetizza molto bene il doppio Delle Piane: «Il libro vuole dare evidenza e priorità a quella che è stata la vera grande storia della sua vita, quella con Anna Crispino. Dal momento in cui la conobbe e se ne innamorò». Ma è l’undicesimo capitolo «Ti ricordi Carlo ?» che raccoglie ricordi e testimonianze di vari artisti e amici dell’attore, che da angolazioni e culture diverse restituisce il più incisivo profilo dell’artista e dell’uomo.

Enzo Gragnaniello «Se penso a Carlo penso al disincanto, al suo modo di recitare leggero e profondo, essenziale direi. Alle sue pause, ai suoi silenzi. Che dire, è stato un grande», Paolo Fresu «Ci siamo incontrati una sola volta in occasione di un concerto romano presso l’Aula Magna dell’Università della Sapienza. Fu affabile e interessato alla musica che avevo suonato quella sera. Pertanto chiacchierammo a lungo lasciandoci con l’intento di rivederci. Poi Carlo se n’è andato ed è rimasto qualcosa nell’aria. Una leggerezza che gli è sempre appartenuta», Pippo Delbono «Ho un ricordo di Carlo quando è venuto con Anna a vedermi al Teatro Argentina di Roma e poi a Piazza Vittorio, alla proiezione all’aperto del mio film Sangue. Ricordo quest’uomo piccolino che però, come avevo visto in tanti suoi film, sapeva diventare anche grande. Senza mai perdere quella grande qualità che per un attore è l’umiltà. Credo che questa sia la cosa per cui lui era amato da tutti».

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