Carla Fracci, una finestra aperta nell’immaginario
A teatro Gala per l'étoile scomparsa nel 2021, a cura di Manuel Legris, direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
A teatro Gala per l'étoile scomparsa nel 2021, a cura di Manuel Legris, direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Carla Fracci. Un nome, una finestra nell’immaginario. Manuel Legris, direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, ha omaggiato mercoledì sera la diva scomparsa due anni fa con la seconda edizione del Gala Fracci. In scena ospiti, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo del Teatro, accompagnati dall’Orchestra scaligera diretta da Khevin Rhodes. Apertura con quel Le Spectre de la Rose di Fokine che Fracci giovanissima, danzò con Mario Pistoni nel 1954. A danzare la parte della fanciulla appena rientrata da un ballo, la sognante Letizia Masini, con lei il primo ballerino ospite Jacopo Tissi nel ruolo che nel 1912 fu del vibrante Nijinsky.
Un posto speciale nel Gala spetta a L’Après-midi d’un faune, musica di Debussy, nella versione dei primi anni Settanta di Amedeo Amodio. In scena i solisti Domenico di Cristo e Agnese Di Clemente, sensibili nel dare corpo all’incontro tra primitiva sensualità e adolescenziale femminilità.
ALTRO PEZZO intrecciato alla carriera di Fracci Le Loup di Roland Petit: era il 1963 quando l’artista lo danzò alla Scala insieme al coreografo. Racconta di una giovane che si ritrova sposa di un uomo-lupo, favola spaventosa eppur sottile nel rapporto amoroso tra i due, interpretata con ottima caratterizzazione da Martina Arduino e Marco Agostino.
Tra i pezzi presentati si sono alternati titoli chiave da anni del repertorio del ballo scaligero come La Dama delle Camelie di John Neumeier, di cui Roberto Bolle con Nicoletta Manni hanno danzato il passo a due in bianco del secondo atto, con cammei meno noti al grande pubblico. Tra questi secondi After the Rain di Christopher Wheeldon su musica di Arvo Pärt, pezzo estatico, con due artisti che come Fracci hanno inciso nel balletto alla Scala e nel mondo: Alessandra Ferri con il già citato Roberto Bolle.
Un posto speciale nel Gala spetta a L’Après-midi d’un faune, musica di Debussy, nella versione dei primi anni Settanta di Amedeo Amodio. In scena i solisti Domenico di Cristo e Agnese Di Clemente, sensibili nel dare corpo all’incontro tra primitiva sensualità e adolescenziale femminilità. Altro bel titolo Le Pavillon d’Armide, nella versione di John Neumeier in cui ha brillato l’ospite dallo Staatsballett di Vienna Davide Dato. Omaggio nell’omaggio con Le Papillon, balletto romantico di Maria Taglioni ricostruito da Pierre Lacotte, grande coreografo francese scomparso quest’anno.
IN SCENA la solidità virtuosa del primo ballerino Nicola Del Freo in coppia con Linda Giubelli. Grandi classici con estratti da Il lago dei cigni di Nureyev, con Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko, Christian Fagetti, e dalla Raymonda di Vicharev con al centro Martina Arduino. Virtuosismo accademico sfavillante per Verdi Suite del maestro Legris, complici Alice Mariani, Claudio Coviello e Maria Celeste Losa.
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