Visioni

Carla Bley, indagine sull’assoluto del jazz

Carla Bley,  indagine sull’assoluto del jazzCarla Bley

Note sparse «Life Goes On» segna il rientro sulla scena discografica della grande pianista americana. Suite e improvvisazioni in trio con Andy Sheppard e Steve Swallow

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 18 marzo 2020

Carla meraviglia, Carla dolce e aguzza, Carla con i suoi 83 anni portati con eleganza da teen-ager e classe da gran signora e pensatrice della musica. Pensatrice della vita, della buona vita, della vita attiva. Con leggerezza, densità, curiosità, crescente concisione e riflessione. Carla da amare in questo album che sembra fatto apposta per i nostri giorni terribili. Già dal titolo Life Goes On (Ecm/Ducale), insomma la vita continua o ancora meglio la vita va ancora più avanti. Ma in questa nuova Carla Bley con il suo sapiente esperto trio (lei al piano, Andy Sheppard al sax e al basso elettrico Steve Swallow, compagno di musica e partner amoroso della leader) non c’è niente di avant, lei che è pur stata in prima linea nella stagione del free.

IN QUESTO ALBUM c’è l’ulteriore maturità, abbiamo detto maturità non vecchiezza, una maturità inesauribile che coincide con la vocazione a esperire, a cercare e trovare, con rilassatezza, con cordialità non dimenticata ma con una seria concentrazione sull’essenziale, su quel che conta quando si elaborano suoni e se ne fa oggetto di dialogo. Maturità di un’indagine sul jazz, meno miscelata con l’Europa primo ‘900 di Weill come è piaciuta tanto a Carla in anni passati. Un’indagine sul lascito del blues, ad esempio. La title track è qualcosa di così semplice e di così incredibilmente coraggiosa, un enunciato di commozione pacata come non se ne riescono ad ascoltare e nemmeno immaginare tanto spesso. Sheppard che addirittura fa venire in mente il Sonny Rollins di Weird Blues, quel brano audacissimo firmato Miles Davis dell’anno 1956, capolavoro inestimabile.

E LEI, Carla, che si riscopre pianista splendida: poche note, accordi solenni e blues profondo in apertura, una intelligenza che non ti spieghi come possa emergere così cristallina dal «niente» di una composizione+improvvisazione tanto classica.

OVVIAMENTE Steve Swallow è all’altezza della sua fama di costruttore di edifici dove tutto è misurato ed intenso nello stesso tempo, quel mettere una nota singola dopo l’altra seguendo una linea logica che ti sorprende sempre, e dire che parte da Charlie Christian, prosegue con Jim Hall, tutti e due chitarristi non bassisti, ma poi c’è di mezzo il periodo di esperimenti col trio di Jimmy Giuffre (anni ‘60) e allora si capisce che Steve ne sa una più del diavolo.
Life Goes On è anche una suite in 4 movimenti. Nell’album ce ne sono altre due: Beautiful Telephones in 3 movimenti e Copycat in 3. Meno «vibrazioni» che nel blues iniziale ma ovunque il pensoso, solido, affettuoso elogio dello stare al mondo. E ovunque la finezza sempre più meditata del pianismo sintetico di Carla. Una cultura musicale ampia variegata, Usa ed Europa assieme. Una nuova modernità.

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