Con una battuta un po’ corriva si potrebbe dire che Carl Schmitt rischia di fare la fine di Michel Foucault: strapazzato tra la Scilla dei paludamenti filologici e la Cariddi degli abusi prêt-à-porter. Proprio come per l’uno così per l’altro la pandemia è stata l’occasione di tornare a calcare la ribalta della conversazione accademico-politica e di vedersi una volta di più ridotti alla misura di una formula il cui potere è ormai senz’altro più incantatorio che euristico (la «biopolitica» per l’uno, lo «stato di eccezione» per l’altro). NON SONO MANCATI in questi mesi gli accesi dibattiti su ciò che giuridicamente...