Carige prolunga la crisi (finita per il governo): mille esuberi
Banche L'istituto di Genova annuncia una terapia d'urto: chiuse un quinto delle filiali e risparmiatori costretti a tagliarsi il valore nominale dei bond. Ma Malacalza è dubbiuso. E il titolo in Borsa cala
Banche L'istituto di Genova annuncia una terapia d'urto: chiuse un quinto delle filiali e risparmiatori costretti a tagliarsi il valore nominale dei bond. Ma Malacalza è dubbiuso. E il titolo in Borsa cala
Il governo e Bankitalia da mesi sostengono che la crisi delle banche è superata. Lo andassero a ripetere ai mille lavoratori Carige che da ieri sanno di essere in esubero. Tagliati assieme a 121 filiali, pari ad un quinto della rete di vendita.
La vicenda dell’istituto di credito genovese -potentissimo in città e in tutta la Liguria- si trascina da anni. Ma la decisione di ieri della «terapia d’urto» ha colto di sorpresa, anche perché l’azionista di maggioranza, Vittorio Malacalza, non è convinto del piano del management approvato ieri.
Assieme ai tagli si punta ad una radicale pulizia dei crediti deteriorati e un rafforzamento patrimoniale da oltre un miliardo (cinque volte la capitalizzazione di Borsa) a cui dovranno contribuire (per mezzo miliardo) i soci e per 200-300 milioni gli obbligazionisti subordinati istituzionali mentre altri 200 milioni arriveranno dalle cessioni e un’ottantina dalla riduzione degli asset ponderati per il rischio. Un piano con cui «vogliamo girare pagina e toglierci di dosso la zavorra» degli crediti deteriorati (Npl), ha detto l’amministratore delegato Paolo Fiorentino che ha ammesso come il rilancio richieda misure «anche dolorose», il doppio delle uscite previste a febbraio dal precedente a.d, Guido Bastianini.
L’altra novità è rappresentata dalla chiamata dei risparmiatori a contribuire al rafforzamento patrimoniale: in pratica ai titolari di 510 milioni di euro di bond subordinati verrà offerto di scambiare i propri titoli con bond senior (Lme), previa sforbiciata del valore nominale. «Tutte queste azioni sono fondamentali, non ce n’è una che possiamo mancare», ha ammonito Fiorentino.
Quanto alla tempistica del rafforzamento patrimoniale, prima dell’assemblea del 28 settembre arriverà il via libera della Bce, così da far partire il piano a ottobre, l’aumento a inizio novembre e chiudere il cerchio a dicembre. E mentre i sindacati protestano – «accanimento sui lavoratori, manca una strategia sui ricavi» attaccano First Cisl, Uilca e Fisac Cgil – la Borsa solleva dubbi, con il titolo che perde lo slancio della mattinata e chiude in calo dell’1,8 per cento.
Un calo legato proprio alle parole di Malacalza. L’azionista di maggioranza apprezza il piano ma non si sbilancia sulla sottoscrizione dell’aumento («questo è un altro discorso») in una banca che gli sta costando 230 milioni di perdite («non me ne importa niente, bisogna recuperare Carige)». Le sua proposta all’assemblea che preserva il diritto d’opzione, alternativa a quella del Cda, non ha provocato alcuno «shock emotivo», ha rassicurato Fiorentino.
La vicenda si intreccia quindi con la strombazzata – dai renziani – commissione d’inchiesta sulle banche. La melina del Pd sulle nomine di componenti e – soprattutto – presidente fa intravvedere come il tutto sarà un flop di fine legislatura.
Prima arriverà una decisione fondamentale: Ignazio Visco è in scadenza a ottobre. Renzi lo attacca per le responsabilità della vigilanza. Gentiloni (e Mattarella) lo confermeranno?
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