«Cari compagni, basta con la diaspora. Leu deve diventare un vero partito»
Sinistra Intervista a Erasmo Palazzotto: «Mi rivolgo a Roberto Speranza, Elly Schlein e altri. Senza un soggetto politico spariremo»
Sinistra Intervista a Erasmo Palazzotto: «Mi rivolgo a Roberto Speranza, Elly Schlein e altri. Senza un soggetto politico spariremo»
«Oggi, soprattutto nella crisi che stiamo vivendo, non esistono più ragioni perché le forza a sinistra del Pd restino divise, serve un soggetto politico, un partito che abbia il suo ruolo dentro la coalizione con i dem e il M5S». Erasmo Palazzotto, 38 anni, deputato siciliano di Sinistra italiana, lancia un messaggio ai compagni eletti insieme a lui nel 2018 sotto il simbolo di Leu: «Siamo al governo con un ruolo importante, siamo tutti d’accordo che questa coalizione è un obiettivo anche strategico, ma a questa rappresentanza istituzionale e parlamentare non corrisponde un soggetto politico: siamo dispersi in micropartiti, associazioni, talvolta singole personalità. Siamo sotto la dimensione dell’atomo, questa per noi è l’ultima chiamata».
Poco dopo le ultime politiche Leu si è divisa, da una parte Mdp, dall’altra Sinistra italiana. Davvero pensa che si possa ritornare indietro?
«Le condizioni ci sono, finora è mancata la volontà politica. Ora è il momento di mettere da parte le cose che ci hanno diviso, dare vita a un processo costituente che vada molto oltre i fondatori di Leu e che può avere un peso nel nuovo campo progressista».
Perché dovrebbe accadere adesso quello che non è successo ormai tre anni fa?
«Il quadro è completamente cambiato. In questi anni siamo stati un elemento di equilibrio nella definizione della coalizione con Pd e M5S, i nostri valori di sinistra hanno contribuito a cementare culture politiche diverse. Nel 2018 non esisteva una coalizione progressista come quella che oggi governa il Paese. Ma per starci dentro e far pesare le nostre ragioni la diaspora deve finire».
Se non accade?
«Si può anche decidere che l’unico spazio per far vivere delle battaglie di sinistra sia dentro il Pd, come fa Sanders negli Usa. Però è una decisione che va presa consapevolmente, non subìta. Questo nodo non può essere più nascosto».
Lei come lo affronterebbe?
«Sciogliendo le attuali organizzazioni, dando vita subito a un processo costituente. Non possiamo farlo solo quando saremo vicino alle elezioni, l’ennesima lista con tutti dentro per superare lo sbarramento. Con i posti spartiti col manuale Cencelli. Non saremmo credibili di fronte ai nostri elettori».
A chi si rivolge il suo appello?
«In primo luogo a Roberto Speranza, lui che ha la massima carica istituzionale ha una responsabilità importante nell’avanzare una proposta. Ma anche a Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Rossella Muroni. Non ci mancano le figure in grado di rappresentare un nuovo soggetto. Il punto non è rifare Leu, il nome può anche essere un altro, ad esempio “Italia Coraggiosa”, sull’esempio delle liste civiche che sono state presentate alle regionali. Però bisogna partire subito, già alle prossime amministrative».
La storia della sinistra è costellata da fusioni che non hanno funzionato: gruppi piccoli e gelosi delle loro identità che non trovano una sintesi.
«Sì, ma ormai siamo talmente piccoli che si può anche dire basta. Siamo sotto la soglia dell’atomo, andare avanti così significa solo cercare la sopravvivenza di pezzi di ceto politico».
Dentro Mdp aspettano un big bang che dia vita a una nuova forza superando anche il Pd.
«Se si aprisse il big bang saremmo tutti disponibili. Ma nell’attesa non possiamo restare immobili, altrimenti scompariamo».
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