Carfagna ingrossa le sue file e corre verso il centro. Berlusconi indeciso
Forza Italia 55 azzurri a cena con la vice presidente della camera, sostenuta anche da Letta
Forza Italia 55 azzurri a cena con la vice presidente della camera, sostenuta anche da Letta
Forza Italia è nel caos e la mossa a sorpresa di Matteo Renzi ha aumentato una confusione già vicina al limite. Una senatrice già vicina a Mara Carfagna, Donatella Conzatti, ha lasciato ieri il gruppo azzurro per passare alla neonata formazione di Renzi. Altri tre, pur smentendo, sarebbero tentati, Mullegni, Dal Masso e Causin. Ma soprattutto l’irruzione di Renzi nel bacino centrista ha costretto l’area di Carfagna ad assumere una posizione ben definita.
Martedì sera, al ristorante «Gina» ai Parioli, la vicepresidente della Camera e ospite invitante si aspettava di trovare una trentina di parlamentari azzurri. Ne sono arrivati oltre 55, tra i quali Renato Brunetta. Tutti smentiscono che si sia trattato di una riunione di corrente, dallo stesso Brunetta all’ex direttore del Quotidiano nazionale Andrea Cangini: «Solo un incontro per conoscerci meglio». La realtà è opposta e proprio la frase di Brunetta al momento del commiato rende al meglio il senso della serata: «Oggi eravamo 50. La prossima volta saremo 80».
Una vera e propria corrente dunque, con un forte radicamento elettorale nel Sud e soprattutto in Campania, dove Mara Carfagna è popolarissima, e con un santo nel paradiso azzurro di primissima grandezza, Gianni Letta in persona. Di fatto per la prima volta nella storia di Forza Italia è in campo un delfino, anzi una delfina, non scelta e cooptata dal capo ma autonominatasi tale. Ma con quale strategia, per fare cosa l’area di Mara serra i ranghi? Non per raggiungere Renzi.
Su questo la scelta è chiara. Tanto meno per virare la barra verso Matteo Salvini. L’obiettivo è conquistare Forza Italia, con l’approvazione dello stesso re-fondatore, per farne una formazione centrista antagonista rispetto agli umori leghisti, antisovranista, europeista, liberale e liberista in economia ma attenta ai diritti civili. Vincendo la battaglia contro Giovanni Toti, i «maratei» hanno imposto già questa linea a Forza Italia. Ora vogliono completare l’opera conquistando, e trasformando, il partito azzurro.
Proprio l’uscita allo scoperto di Mara Carfagna ha però messo in evidenza il primo e principale elemento di confusione: l’indecisione e le oscillazioni del sovrano. Silvio Berlusconi, probabilmente pressato anche dalle due capogruppo Gelmini e Bernini che ovviamente non gradiscono affatto la scalata di Carfagna, aveva telefonato a numerosi esponenti forzisti invitandoli a disertare la cena o comunque a mantenersi tiepidi. Carfagna lo ha chiamato per spiegare l’iniziativa ma anche per chiedere spiegazioni e il Cavaliere sarebbe apparso ancora una volta confuso e incerto. Tanto che ieri mattina, in una nuova telefonata tra i due, si sarebbe quasi scusato, avrebbe garantito il suo schieramento a favore del proporzionale, punto per la vicepresidente della Camera dirimente, e avrebbe persino avanzato l’ipotesi di affidare di nuovo alla stessa Carfagna l’incarico di coordinatrice unica, in precedenza condiviso con Toti.
Non sono gli unici segnali dell’indecisione del leader azzurro, che non ha ancora deciso se partecipare alla manifestazione di piazza organizzata da Salvini per il 18 ottobre a Roma. «Manifesteremo di certo. Se il governo metterà le mani nelle tasche degli italiani», dichiara sibillino. Ma soprattutto Berlusconi non riesce, e forse non può, scegliere tra l’alleanza con Matteo Salvini, che gli va strettissima ma è necessaria, e l’appoggio a Carfagna, che si è connotata come alternativa al salvinismo nella destra. Specchio dell’indecisione del leader è l’ambiguità sui referendum che Salvini mira a proporre, accentuata dai dubbi su quale modello elettorale adottare.
In una situazione simile non c’è da stupirsi se le spinte verso la dissoluzione, ancora tenute a freno, acquistano di giorno in giorno più forza. Berlusconi dovrà scegliere presto se tentare la carta indicata dalla vicepresidente della Camera o rassegnarsi all’alleanza con Salvini. Altrimenti saranno elettori e parlamentari a scegliere per lui.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento