Carenze diffuse su cure domiciliari e prevenzione
L'analisi sul federalismo sanitario Alle disuguaglianze tra territori si è aggiunta la pandemia: se il rapporto tra anestesisti/letti in terapia intensiva era di 2,5, con il Covid è sceso a 1,9
L'analisi sul federalismo sanitario Alle disuguaglianze tra territori si è aggiunta la pandemia: se il rapporto tra anestesisti/letti in terapia intensiva era di 2,5, con il Covid è sceso a 1,9
Carenze diffuse nell’assistenza territoriale e domiciliare, coperture vaccinali a macchia di leopardo: è l’immagine del nostro servizio sanitario che emerge dall’ottavo report dell’Osservatorio civico sul federalismo in Sanità, presentato ieri da Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato. «Il Covid ha portato alla luce l’inadeguatezza dell’assistenza territoriale in troppe zone – ha spiegato Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva -. I servizi sanitari dovrebbero raggiunge le persone laddove sono, la prossimità rende possibile l’accesso facilitato e la prevenzione».
Le coperture vaccinali variano da regione a ragione. Per morbillo, parotite e rosolia, nel 2019 si è raggiunta la soglia prescritta del 95% in Emilia Romagna, Toscana e Veneto. Molto indietro la provincia autonoma di Bolzano con il 70,8%. L’adesione allo screening mammografico è più alta in Emilia Romagna (77%), male la Campania (22%). Per quello colon-rettale, si oscilla tra il 71% della Lombardia e il 4% della Puglia. Su questo quadro si è abbattuto il Covid: se nei primi 5 mesi del 2020 la Toscana registra un ritardo sugli screening mammografici del 40,7%, in Calabria si arriva al 71,2%. La media nazionale per dotazione di mammografi è di 96,6 per un milione di abitanti. In Campania però ci si ferma a 76,5 apparecchi. Stessa situazione per le Tac: la Calabria e la Campania sono rispettivamente a 17,8 e 16,1 contro una media nazionale di 19,9 per milione di abitanti.
Seconda ondata Covid. Il 5 novembre l’Abruzzo ha sospeso i ricoveri di classe B, C e D (da effettuare tra i 60 giorni e i 12 mesi), mentre Lombardia, Puglia, Calabria e Campania hanno sospeso anche la classe A, ossia i ricoveri entro 30 giorni. Al 9 ottobre solo Veneto, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta erano pronte ad affrontare la seconda ondata con una dote di letti in terapia intensiva che supera i 14 posti per 100mila abitanti, cioè la soglia fissata dal governo a maggio. In Campania risultavano solo 92 letti in più, in Umbria nessuno.
Se prima della pandemia il rapporto tra anestesisti rianimatori e posti letto di terapia intensiva era di 2,5, adesso è sceso a 1,9. Il valore più basso si registra in Veneto e Valle d’Aosta: rispettivamente 1,4 e 1,6. Il rapporto più alto nella provincia autonoma di Bolzano con 2,8. Medici di base: la percentuale con oltre 27 anni di anzianità di laurea è passata dal 32,2% del 2007 al 73,5% del 2017, con le conseguenti preoccupazioni legata all’imminente pensionamento.
Assistenza domiciliare integrata: nel 2017 in Italia è stato preso in carico l’1,8% dei residenti. Si passa dal 3,7% del Veneto allo 0,05% della Valle d’Aosta. Usca: le regioni hanno istituito la metà delle Unità previste dal governo (una ogni 50mila abitanti) per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid. La Basilicata ha il tasso di copertura maggiore (107%), la Campania ultima con il 15%.
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